Si sono parlati a lungo, Vittorio Zappalorto e Pier Paolo Baretta, prima e durante la presentazione del padiglione Expo di Venezia. Se da Roma non arrivano segnali incoraggianti, il commissario spera in un intervento dell’ultimo minuto per limitare il “buco” nel patto di stabilità, oggi a 40milioni.
«Se le cose non cambiano, sicuramente si sforerà – avverte Zappalorto – tuttavia spero che si tratti di 20milioni, non di 40».
A dare una mano al Comune potevano essere gli emendamenti da inserire nella Legge di Stabilità, ma si tratta di una strada già chiusa. Oppure, più tardi, all’interno del consueto decreto “Milleproroghe”.
«Gli emendamenti da 50 milioni – lamenta – avrebbero portato un po’ di ossigeno. Ci sarà un provvedimento successivo nel Milleproroghe, come già successo a gennaio di quest’anno».
Zappalorto assolve poi le precedenti amministrazioni. «Negli anni Venezia ha avuto tanti finanziamenti, sia dalla Legge speciale che dal Casinò, che adesso pesano sul patto di stabilità. Si tratta di un fatto oggettivo di cui il Governo dovrebbe prendere atto».
Lo scenario è ancora peggiore di quello dello scorso anno: a fronte di uno sforamento per 46 milioni (l’ipotesi peggiore), il Comune dovrebbe pagare allo Stato una sanzione di pari importo, arrivando così ad iniziare il 2015 con oltre 90 milioni da recuperare in 12 mesi. Un’impresa impossibile, che metterebbe in ginocchio l’ente locale e tutte le sue numerose attività. E non è tutto: una situazione del genere implicherebbe enormi sacrifici sulla spesa per il personale, con un taglio fino a 9 milioni dal fondo. Una sforbiciata drastica agli stipendi, risultando in busta paga solo l’importo previsto dal contratto nazionale. Intanto, il Comune assorbirà probabilmente attraverso Vela una ventina di dipendenti dell’Apt.
«Non c’è tempo da perdere e i due sottosegretari all’Economia Zanetti e Baretta devono darsi da fare – afferma l’ex consigliere comunale del Pd Maurizio Baratello – con un provvedimento semplice e a costo zero per lo Stato. Il Governo decide di sollevare dal computo ai fini del patto. Le entrate tra il 2006 e il 2009 (quelle che il patto prende a riferimento) erano altissime rispetto a oggi: tra 99 e 107 milioni per il Casinò, da cui oggi il Comune ne incassa 23 lordi; 21 milioni, ma con residui per quasi 90 di Legge speciale. Non dimentichiamo poi che nel 2007 il Comune incassò per la vendita di immobili oltre 60 milioni. Quindi, un riferimento completamente fuori scala».
Un suggerimento per il Governo? Ecco un emendamento pronto: “Le entrate dal Casinò e dalla Legge speciale per la città di Venezia non sono computate ai fini del patto di stabilità”.
«Serve solo – conclude Baratello – la volontà di farlo».
Michele Fullin-Marco Dori
Scrivi un commento