ANDARE OLTRE LE EMERGENZE
Distruzione, morte, danneggiamento di interi comparti economici: questo il lascito ingeneroso degli eventi calamitosi che hanno colpito il Veneto negli ultimi anni, dal terribile tornado dell’8 luglio 2015 nella Riviera del Brenta, al maltempo che ha travolto il litorale veneto, da Jesolo a Rovigo, l’estate scorsa.
Immediata l’approvazione dello stato di emergenza per Dolo, Pianiga e Mira da parte del Consiglio dei Ministri, cui è seguito a ruota l’emendamento che porta la mia firma, al decreto sugli Enti Locali, volto ad ottenere una deroga al Patto di Stabilità per 7 milioni e mezzo a favore dei comuni colpiti. Provvedimento importante, fortemente voluto dai sindaci, ed immediatamente disposto dal Governo, come segno di vicinanza ai cittadini e di risposta alle richieste delle comunità impegnate nella ricostruzione. Un’operazione, quest’ultima, che deve essere necessariamente accompagnata alla prevenzione. Per questo abbiamo stanziato oltre 150 mln di euro per le province di Venezia, Padova e Vicenza, risorse destinate alla cura del territorio e al dissesto idrogeologico, attraverso una mozione che è stata subito estesa anche alle zone del Cadore, anch’esse colpite da calamità all’inizio di agosto 2015.
In Italia, in quel momento erano 62 i punti di crisi aperti, ma è stato grazie alle richieste della Riviera del Brenta che abbiamo deciso di rifinanziare il fondo nazionale introducendo un’importante novità: la possibilità per i privati di accedere a mutui agevolati e di defalcare dalle tasse il contributo proveniente dai prestiti agevolati.
Con la nuova Legge di Stabilità, poi, il Governo ha lavorato per raggiungere condizioni tali da garantire al Paese, e soprattutto alle regioni colpite dalle calamità naturali, di ripartire. Per questo, abbiamo preferito non prolungare lo stato di crisi: fino a quando rimane conveniente mantenere l’economia di un territorio in uno stato di crisi senza pensare al passaggio successivo? Ecco perché ho ritenuto da subito opportuno studiare una strategia, definire un disegno complessivo, adottare una visione condivisa insieme alle imprese e alle reti associative. Un dialogo al quale il Governo ha sempre partecipato attivamente, senza mai sottrarsi. Nel frattempo, non abbiamo smesso di monitorare la situazione e abbiamo disposto uno stanziamento di 31 mln di euro.
Sono trascorsi due anni dalla tragedia della Riviera del Brenta, e il maltempo ha colpito di nuovo il 10 agosto scorso il litorale veneto, causando ingenti danni sia alla vita quotidiana delle persone, che alle attività economiche locali, in primis l’agricoltura e il turismo, con danni rilevanti e di natura sia congiunturale, che strutturale.
Anche in questo caso, è stato necessario un duplice approccio: uno immediato e uno a lungo termine, il quale implica un ripensamento generale del territorio. Si è dunque partiti dalla dichiarazione dello stato di calamità, accompagnata da una relazione della Protezione Civile che stabilisce i primi interventi, legati a situazioni di urgenza: una prima misura di ristoro rappresenta soltanto una parte dell’intervento complessivo.
Accanto a ciò, stiamo cercando di affrontare il nodo degli aspetti normativi, per consentire un utilizzo degli avanzi di amministrazione e la gestione di nuove forme di flessibilità, pur nei vincoli del patto di stabilità. Per i privati, è nostra intenzione percorrere la strada degli indennizzi, ripercorrendo la strada già applicata intrapresa per la Riviera del Brenta. In secondo luogo, stiamo valutando un’ulteriore proroga al pagamento dei canoni nelle zone colpite. Un terzo percorso, da affrontare anche con l’Abi, è la possibilità di una gestione più elastica dei pagamenti alle banche per i territori in questione.