Terremoto Patto di Stabilità: ieri , il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato per la pubblicazione due decreti “Mille Proroghe”, nei quali però non c’è traccia dell’annunciato articolo 15 “Salva Venezia”. E a Ca’ Farsetti si è passati dai brindisi alla tempesta. Il premier Letta ha assicurato in una nota e allo stesso sindaco Orsoni – che l’ha richiamato più volte nel pomeriggio, con toni non propriamente natalizi – che nel primo provvedimento utile sarà reinserita la clausola che esclude Venezia dal pagamento di 40 milioni di euro sonanti alle casse dello stato per lo sforamento del patto di stabilità Nei fatti, però, l’anno si chiude con una frittata imbarazzante, una giunta convocata con urgenza per oggi e un macigno sulla testa dei veneziani. Dopo la sfuriata “romana” del pomeriggio, a sera le parole del sindaco Orsoni sono forzatamente misurate: «Sono molto felice di aver parlato con il presidente del Consiglio Letta, che mi ha assicurato massima attenzione e che il primo provvedimento utile nel prossimo anno conterrà questa norma da tempo condivisa: questa assicurazione personale e ripetuta del presidente del Consiglio mi fa pensare che la cosa sarà risolta. Il problema è il trattamento dei dipendenti, per evitare conseguenze sull’occupazione tutto dipende dalla tempestività con cui il governo interverrà. E che mi è stata assicurata». Tant’è, il macigno lì: «La corretta continuazione dell’azione amministrativa del Comune, in mancanza di un tale intervento si trova ad essere compromessa già dal 1° gennaio, in particolare anche nei delicati settori della sicurezza e dei servizi sociali». Breve sintesi: Venezia sfora quest’anno il patto di stabilità per 40 milioni di spese non decurtate, per un meccanismo che impone tagli di spesa macroscopici a fronte di bilanci un tempo ricchi di entrate (legge speciale) e relative spese, ma oggi a secco di risorse di salvaguardia che vengono stanziate dal governo (per 45 milioni in 3 anni) ma non erogate. Le sanzioni prevedono, tra, l’altro, il pagamento allo stato dei fondi sforati (inimmaginabile per il bilancio del Comune), blocco delle assunzioni, riduzione di finanziamenti pubblici. Nei mesi Venezia e i suoi parlamentari si sono battuti per evitare le sanzioni capestro e sabato era arrivata la notizia che nel decreto Mille Proroghe, aveva trovato posto anche la norma che esonerava il Comune dal salasso e dal blocco delle assunzioni, pur sanzionandola con il taglio del 30% degli stipendi degli amministratori e 14 milioni in meno. Ieri pomeriggio, la bomba, che una nota del presidente del Consiglio, Enrico Letta, cerca di contenere, confermando «la decisione di pervenire all’approvazione, nei termini già condivisi a livello governativo, della norma relativa all’allentamento dei vincoli del patto di stabilità per la città di Venezia. La norma non ha potuto trovare collocazione nei due decreti in pubblicazione per l’esigenza di assicurare agli stessi snellezza e rigorosa omogeneità, ma si conferma la volontà del governo di inserire la disposizione nel primo provvedimento utile». Quella mancanza di omogeneità che il presidente Napolitano aveva già contestato, negando una prima firma al Mille proroghe. L’imbarazzo è innegabile. «Ho personalmente parlato con il presidente Letta e prendo atto del suo comunicato con il quale conferma che sarà comunque varata, tra pochi giorni, la norma chiudendo così questo spiacevole episodio», interviene il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, «norma concordata a tutti i livelli e già bollinata dalla Ragioneria Generale dello Stato. Ciononostante non è stata inserita nel decreto in via di pubblicazione per le ragioni di semplificazione del testo, non per motivi di ordine politico o di merito. urge un diverso modo di legiferare». «Alla fine si scopre che le norme “Salva Giunta di Venezia” non sono nel Milleproroghe, come trionfalmente annunciato», punzecchia il parlamentare di Scelta Civica, Enrico Zanetti, «forse Letta, avendo saputo che per il sindaco di Venezia questo intervento non era un aiuto a chi non sapeva come altrimenti salvarsi, ma addirittura un riconoscimento del governo per una corretta gestione finanziaria, ha pensato che, se il bilancio per il sindaco va così bene, non è poi così urgente intervenire». «Questa vicenda», twitta invece il segretario provinciale Pd Stradiotto, «mostra quanto stupido sia il meccanismo inventato in questi anni dal Ministero dell’Economia: quest’anno Venezia non poteva centrare gli obiettivi del patto in quanto non poteva contare sulle entrate della legge speciale straordinarie del triennio precedente. Alle elementari ci avevano spiegato che non si possono sommare mele con pere…. forse al ministero dell’economia le regole più semplici ed elementari sfuggono».
Roberta De Rossi
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