Una conclusione annunciata, dice il sottosegretario Pd all’Economia, Pier Paolo Baretta: «La richiesta di scioglimento del Consorzio Venezia Nuova è la comprensibile conclusione di una incredibile quanto dolorosa vicenda. L’importante è che l’opera si completi e che si decida al più presto come sarà gestita e da chi».
VENEZIA «E’ un segnale di volontà di pulizia che va accolto bene. E che per Venezia deve rappresentare una svolta decisa nella gestione degli affari pubblici. La scelta del concessionario unico è stato il germe del malaffare e finalmente ci si mette mano». Il senatore del Pd Felice Casson aveva incontrato il presidente dell’Autorità Anticorruzione proprio nel giorno in cui Raffaele Cantone aveva preso in mano la questione Consorzio Venezia Nuova. Era lo scorso 17 luglio e Cantone era arrivato in città per parlare con la Procura, con il Consorzio e per partecipare ad un incontro pubblico a Marghera su legalità e appalti insieme a Casson. Tutti gli chiedevano se era possibile commissariare il Cvn, lui rispondeva cauto che con un concessionario unico dello Stato ma privato c’erano molte cose da verificare.
«Cantone è molto bene informato — commenta oggi Casson — se ha deciso in tal senso, significa che ci sono atti gravi da approfondire, concetto già confermato dalla moltitudine di patteggiamenti e confessioni. E si tratta del primo caso di commissariamento di un provato che è concessionario per il pubblico». Una conclusione annunciata, dice il sottosegretario Pd all’Economia, Pier Paolo Baretta: «La richiesta di scioglimento del Consorzio Venezia Nuova è la comprensibile conclusione di una incredibile quanto dolorosa vicenda. L’importante è che l’opera si completi e che si decida al più presto come sarà gestita e da chi». E invece Massimo Cacciari non crede proprio che il Mose riuscirà a vedere le luce: «Il commissariamento mi sta bene, credo che dopo l’inchiesta se lo aspettassero e lo desiderassero tutti. Resta il rammarico che senza vertici e con i soldi che vengono meno non vedremo mai quell’opera, che tanto ho avversato, per vedere se effettivamente sta in piedi. Saranno soddisfatti anche i tanti che lo hanno voluto per lucrarci, perché così non si vedranno le loro colpe, visto che con il commissariamento il Mose resterà incompiuto».
Delle dighe mobili l’ex sindaco di Venezia ha sempre detto tutto il male che pensava . E anche del Consorzio. «Lo definivo una cricca che si avvaleva di consulenze, pareri e indagini di esperti del tutto incapaci ma comprati per avere pareri compiacenti», conferma. E’ la medesima opinione del suo ex prosindaco Gianfranco Bettin: «Il Consorzio e il suo sistema di potere è esso stesso lo scandalo. Ed è sacrosanta e inderogabile la richiesta di commissariarlo. Lo chiedevamo da tempo, da prima ancora che scoppiasse lo scandalo, perché per noi era scandaloso il suo status. Non è questione di mele marce che sbagliano, ma di «procedure particolari, da posizioni di privilegio e di esclusiva, da risorse enormi e fuori controllo, da un predominio che si è giovato di politici, funzionari, manager, imprenditori, opinion-makers — aggiunge Bettin —. Tagliare la testa del drago è un nuovo, importante passo per cominciare a far pulizia e a cambiare davvero».
Plaude alla decisione di Cantone anche Simonetta Rubinato, parlamentare trevigiana del Pd e candidata in pectore per le primarie per la Regione. «Ogni provvedimento necessario a debellare il sistema di corruttela venuto a galla con le indagini sul Mose non può che essere accolto con favore dai tanti veneti onesti — dice la parlamentare —. L’avvio del commissariamento del Consorzio, anche alla luce del nuovo filone di indagine sulle bonifiche ambientali di Porto Marghera, va nella giusta direzione».
Una direzione che sarebbe ancora più giusta se sotto la lente finissero altre grandi opere. «In particolare — specifica Rubinato — i progetti di finanza in corso di approvazione da parte della Regione per infrastrutture stradali e sanitarie, specie se vi sono coinvolti gli stessi soggetti indagati per il Mose».
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