VENEZIA — I contratti a tempo determinato (che a Venezia sono centinaia e tengono in piedi interi settori come il sociale) potranno essere rinnovati e si potranno fare nuove assunzioni: se, per esempio, una maestra d’asilo si ammala, si potrà chiamare una supplente. Da Roma arriveranno tra i 14 e i 15 milioni di euro in meno, ma poteva andare molto peggio, visto che il Comune di Venezia sforerà il Patto di stabilità di circa 40 milioni. A pagare saranno anche giunta e consiglieri, sia comunali che di Municipalità, che si vedranno tagliare del 30 per cento indennità e gettoni di presenza.
Ora che il testo dell’articolo 15 del decreto milleproroghe, varato dal governo Letta, è ufficiale, queste sono le attenuanti concesse a Venezia per l’ormai sicuro sforamento del Patto. E ieri la giunta ha preso atto della vittoria conseguita a Roma e promette che la situazione migliorerà nel 2014. «Il provvedimento del governo non è un regalo nè un salvataggio di Venezia – ha tenuto a precisare il sindaco Giorgio Orsoni – La norma raddrizza le storture del Patto di stabilità e attenua le sanzioni in considerazione della distorsione dei metodi di pagamento della legge speciale». In passato i finanziamenti di legge speciale sono stati considerevoli, ma negli ultimi dieci anni i rubinetti romani si sono chiusi. Le regole del patto di stabilità non tengono però conto di questo elemento e si continua a calcolare quanto il Comune deve accantonare sulla base del cosiddetto storico, ossia delle entrate che un tempo erano reali mentre oggi non lo sono più. Quando dunque è stato sicuro che non c’era più tempo per privatizzare il Casinò — e di conseguenza incassare i 140 milioni di euro — entro il 31 dicembre, è scattato il pressing su Roma. Obiettivo, ottenere quello che anche la precedente giunta aveva chiesto con insistenza: mitigare i vincoli del patto, appesantito da fondi passati e oggi inesistenti per la salvaguardia di Venezia. Un principio che però anche questa volta è stato respinto, ma aggirato con uno «sconto mirato»: nella norma si individuano come beneficiari i Comuni della legge speciale, cioè non solo Venezia, ma anche Chioggia e Cavallino-Treporti. «Quanto stabilito a Roma non si riferisce al bilancio comunale, è sano e non abbiamo mai corso il rischio di default», precisa però Orsoni.
Venezia dunque perde oltre 14 milioni di euro di trasferimenti statali, grazie all’introduzione di un «tetto» sulle sanzioni del 3 per cento sulle entrate correnti (che sono circa mezzo miliardo di euro). Inoltre, sindaco, assessori, consiglieri comunali e di Municipalità devono rinunciare al 30 per cento del proprio compenso e le spese dovranno essere inferiori a quelle del triennio precedente. «È una forma di concorso al bilancio – ha detto Orsoni – i soldi che riceviamo in meno saranno riassorbiti dalla privatizzazione del Casinò, e avevamo già deciso di ridurre le spese ordinarie». Inoltre, nel 2014 il Comune avrà 83 milioni in più a bilancio: 75 milioni di trasferimenti alla casa da gioco e 8 milioni di tasse sempre del Casinò. In banca poi sono arrivati i 50 milioni della vendita alla Cassa depositi e prestiti dell’ex ospedale al mare. «Affrontiamo il 2014 con serenità e rigore», ha detto il sindaco che da gennaio riprenderà il lavoro sulla riforma della legge speciale riunendo tutti i parlamentari veneziani e solleciterà la convocazione del Comitatone. C’è quindi la partita della città metropolitana: «Sarà espressione di tutti i Comuni del territorio», ha concluso.
Gloria Bertasi
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