VENEZIA — Potrebbe persino dire, a buon diritto: «Renzi ha ascoltato noi». Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto, preferisce non commentare a caldo le misure di riduzione del cuneo fiscale approvate ieri dal consiglio dei ministri, ma ciò non toglie che i provvedimenti annunciati dal premier Matteo Renzi vadano esattamente nella direzione auspicata dal leader degli industriali del Veneto. Anche in antitesi rispetto alle posizioni del numero uno nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi, che aveva sollecitato l’esecutivo a ridurre prima di tutto la pressione fiscale sulle imprese (leggi Irap), per creare nuovi posti di lavoro. Mentre Zuccato e numerosi altri uomini di azienda, come l’amministratore delegato di Luxottica Andrea Guerra (che Renzi, per la cronaca, avrebbe voluto ministro del suo governo), avevano caricato le aspettative sull’altro versante: meglio ridurre l’Irpef in busta paga, «così avremo la certezza – aveva dichiarato Zuccato nei giorni scorsi – che questi soldi saranno spesi e immessi immediatamente nel sistema».
Renzi e il suo governo hanno scelto per l’appunto questa via. Il premier l’ha pure rimarcato, in un passaggio della sua conferenza stampa-show post consiglio dei ministri: «Molti imprenditori con cui ho parlato in questi giorni – ha raccontato – mi hanno detto: prima di tutto taglia le tasse ai lavoratori». E così sia: dal 1. maggio, i dipendenti che guadagnano meno di 25-30 mila euro lordi, avranno una riduzione del prelievo Irpef pari a circa mille euro netti all’anno. E l’Irap sulle imprese? Scenderà pure quella, del 10%, ma il mancato introito per le casse dello Stato sarà compensato da un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, dal 20 al 26%. Tanto da far dire all’oppositore Pierantonio Zanettin, senatore vicentino di Forza Italia, che «Renzi ha finalmente svelato le sue intenzioni, la ricetta economica del neo presidente del Consiglio prevede di aumentare la tassazione su tutto il risparmio degli italiani. Una scelta gravissima, che colpirà l’intero ceto medio». Rimane il fatto che, secondo le proiezioni della Cgia di Mestre, il risparmio medio per le aziende dal taglio dell’Irap sfiorerà gli 800 euro all’anno. «È una notizia positiva – commenta il segretario Giuseppe Bortolussi – grazie a questa misura oltre 4 milioni e mezzo di aziende saranno interessate dalla riduzione di imposta».
Più ancora piace il taglio dell’Irpef in busta paga, e non soltanto ai confindustriali. Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommercio, riconosce: «La strada tracciata dai provvedimenti del governo mi sembra apprezzabile, adesso bisognerà verificare i tempi di attuazione. Ma, per dare un segnale veramente efficace, manca ancora l’altro taglio: quello della burocrazia, che è un altro costo occulto per le imprese». «Un programma ambizioso, persino troppo… – è la voce di Giuseppe Sbalchiero, numero uno di Confartigianato -. Senza pregiudizi politici, molte delle cose proposte, se sono vere, non si possono che condividere. Ma devono essere vere».
Sul versante politico, il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, riannoda i fili: «Come avevano sottolineato anche gli imprenditori più attivi e legati allo sviluppo, la priorità assoluta era rilanciare i consumi delle famiglie con reddito basso. Questo è stato fatto – sottolinea il politico Pd -, mettendo sul piatto una cifra importante e disponibile per i lavoratori in tempi brevi. Le coperture della manovra? L’azione di spending intrapresa dal governo è obiettivamente coraggiosa e ha bisogno del sostegno delle parti sociali: ci aiutino a realizzarla». E se gli si fa notare l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie per compensare gli sgravi Irap alle imprese, il sottosegretario replica così: «Non si toccano Bot e Cct, cioè il risparmio tradizionale delle famiglie italiane. E poi l’aumento è finalizzato alla riduzione dell’Irap, cioè si realizza uno scambio interno dal capitolo finanziario al capitolo produttivo: in materia fiscale, è un segnale culturale importante».
Il fronte governativo si congratula. Maurizio Sacconi, capogruppo dei senatori Ncd, si proclama più che soddisfatto per le regole sul lavoro. E aggiunge: «La poderosa manovra di riduzione della pressione fiscale appartiene alla nostra cultura e alla promessa che abbiamo rivolto al popolo del centrodestra. Gli sgravi fiscali si tradurranno peraltro in maggiori consumi delle famiglie e in maggiore liquidità delle imprese». Non la pensa così il suo ex collega di governo e di partito Renato Brunetta (Forza Italia): «Giulio Tremonti, che venne accusato di fare finanza creativa, in confronto era un dilettante: è stato superato mille volte dallo scenario immaginifico di Renzi».
Alessandro Zuin
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