“Il decalogo di Coldiretti, ovvero il documento “L’Italia che vogliamo” presentato oggi ai candidati del Partito Democratico – il primo di una serie di appuntamenti con i vari rappresentanti dei partiti in programma nell’agenda di Coldiretti nei prossimi giorni – parte dall’’esperienza di un’agricoltura che dà risultati in termini economici e ci permette di poter affermare che il nostro modello può essere preso ad esempio anche da altri settori”. Lo ha detto il Presidente di Coldiretti Veneto Giorgio Piazza in occasione dell’incontro svoltosi oggi a Mestre nella sede dell’associazione che ha visto la partecipazione di Marco Stradiotto, Rosanna Filippin, Giorgio Santini, Pier Paolo Baretta,Gianni Dal Moro accompagnati dai colleghi consiglieri regionali Bruno Pigozzo e Graziano Azzalin oltre che dal segretario Michele Mognato.” Messi da parte gli insegnamenti sbagliati degli anni ’70 e ’80, quando si pensava di competere su costi ed economie di scala – ha continuato Piazza – abbiamo lavorato su un sistema di sviluppo che arricchisse di contenuti materiali e valoriali i nostri prodotti, i nostri servizi che, insieme ai temi di giustizia legalità e trasparenza, sono il filo conduttore dell’attività di Coldiretti. Occorre anche intervenire sulla fiscalità – ha precisato Piazza – avviando un percorso dove chi usa la terra e vive di quello sia tassato diversamente da chi fa agricoltura per hobby. E’ necessario distinguere chi la terra la usa come impresa e vive di solo quel reddito rispetto ad altre realtà, come le grandi banche o le assicurazioni. Un discorso che vale anche per la Pac, dove i cittadini contribuiscono perché siano garantite attività e beni comuni e, nel momento in cui i fondi diminuiscono, bisogna distinguere l’ agricoltore vero dal notaio. “A tutti gli effetti siamo una forza sociale – ha commentato Piazza – con la dimensione e la storia giuste per parlare all’opinione pubblica di agricoltura inteso come settore che non può essere confinato tra le semplici attività economiche perchè è anche territorio, paesaggio, socialità, qualità della vita, sicurezza alimentare e ambientale.
“I nostri due titoli della campagna elettorale sono “Italia bene comune” e “Italia giusta”: l’assonanza con il vostro programma è evidente ed è legata al fatto che anche noi ci siamo resi conto che quelle tematiche che hanno a che fare con il rapporto con la comunità, le tradizioni sono fondamentali per il futuro” hanno risposto tutti all’unisono gli esponenti del Partito Democratico specificando che sull’Imu si impegneranno a rimodulare l’intervento sul mondo agricolo e a rivederne la gestione, sulla base dei criteri di solidarietà, progressività ed equilibrio, che saranno poi i punti che regoleranno, più in generale, l’ azione sulla fiscalità. “Due cose ci impegniamo a fare subito una volta al Governo – hanno precisato – primo far ripartire l’economia con investimenti e crescita attraverso il lavoro, cuore di tutto. Ciò accadrà attraverso la riduzione del costo del lavoro. Sul piano politico: punteremo sulla valorizzazione del territorio, dando più attenzione all’agricoltura, al manifatturiero e al turismo culturale. Ci impegnamo per la tutela della qualità e tipicità dell’agroalimentare con un sistema burocratico alleggerito e semplificato confermando la scelta NO OGM a tutela delle nostre imprese agricole. Rivedremo inoltre il patto di stabilità per consentire a chi ha risparmiato di utilizzare le risorse. Altro bene comune sono la scuola e l’istruzione e qui dobbiamo investire per far passare fin da piccoli i concetti della sana alimentazione, dieta mediterranea, prodotto italiano. E qui sarà fondamentale lavorare assieme alla Coldiretti per la sua capacità di entrare nel merito come con i farmers market e le fattorie didattiche. In generale vogliamo creare un governo amico di chi produce ciò che fa grande l’Italia, ovvero che è collegato al dna del Paese”.
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