È il “Giorno X” per il Comune di Venezia: quello in cui il governo dovrà dire se intende o meno alleggerire quei vincoli del patto di stabilità che rischiano di mandare in rosso per ben 45 milioni di euro (a tanto ammonta al momento lo sforamento degli obiettivi di taglio del bilancio) i conti del Comune commissariato: quasi tre volte tanto i 17 milioni sforati l’anno scorso dalla giunta Orsoni. La richiesta immediata è evitare le sanzioni che si ripecuoterebbero sul personale, con taglio di stipendi e blocco assunzioni a termine, supplenze per le scuole comprese. Poi c’è il macigno del taglio dei fondi: le regole attuali prevedono che tanto si sfora, tanto lo Stato taglia di contributi. Sarebbe il tracollo. All’incontro di oggi tra il commissario Zappalorto e il sottosegretario Delrio, saranno presenti anche i sottosegretari veneziani al ministero Economia e Finanze, Enrico Zanetti (Scelta Civica in lizza alle prossime elezioni con la propria lista Civica 2015) e Paolo Baretta (del quale si fa il nome per le primarie Pd). «L’obiettivo minimo è ottenere sanzioni mitigate, che non intervengano sul personale e non blocchino i servizi», commenta il direttore generale Marco Agostini, «ma il vero nodo è il cambiamento delle regole e ottenere un finanziamento straordinario. Venezia ha già tagliato tutte le spese possibili, ci restano in cassa solo 2,5 milioni di euro, semplicemente non può più essere che il patto si basi sulle entrate straordinarie di quando c’erano Legge speciale e Casinò, che ora non ci sono più: allora incassavamo 100, ora 25 non possiamo tagliare 40 milioni. Parma, Catania, Roma, Milano hanno avuto negli anni trattamenti privilegiato». Che margini ci sono di trattativa? I sottosegretari faranno anche i “veneziani”? «Noi, come sottosegretari e veneziani, ci presentiamo con due possibilità d’intervento», commenta Pier Paolo Baretta, «quella dell’esenzione degli investimenti dal patto di stabilità e quella dell’eventuale superamento delle sanzioni in caso di sforamento: ogni decisione non può però essere assunta oggi, ma a quando lo sforamento sarà conclamato, a gennaio. Detto questo, però, bisogna approfittare di questo incontro al massimo livello governo per discutere anche del rifinanziamento della legge speciale: non saranno soluzioni immediate, ma è il tema Venezia. Per il 2015 la Legge di stabilità prevede per tutti i comuni un allentamento del Patto per due miliardi, 90-100 destinati al Veneto. Ma il problema per Venezia è il 2014». «Qualche margine c’è», commenta il sottosegretario Zanetti, più critico, «ma Legge speciale e casino sono partite diverse: la casa da gioco ha entrate minori del passato, ma per situazioni contestabili anche all’incapacità del Comune di mantenere il casinò come centro profitto. Su questo fronte, chi è causa del suo mal pianga sé stesso: non c’è molto da fare. Mentre è vero che la partita Legge speciale è altra: se la città sfora il patto di stabilità perché risorse non ci sono più non è sua colpa: è legittimo che città lo chieda e il governo lo faccia. Il rispetto del patto è difficile per tutti, ma indubbiamente per Venezia che aveva entrate straordinarie lo è di più: è giusto approfondire questa circostanza e affrontarla, ma con chiarezza dico che le due voci sono diverse. L’assenza di introiti da Legge speciale è giusto non farla ricadere sul Comune, l’assenza di introiti dal casinò, no». «Per il Casinò, non chiediamo al governo soldi, ma regole eque», chiosa il dg Agostini, «non abbiamo più le entrate di un tempo e, quindi, vanno rivisti i parametri o vogliono farci chiudere le scuole e interrompere l’assistenza agli anziani?».
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