VENEZIA. Il governo riconosce che lo sforamento del Patto di stabilità da parte del Comune di Venezia – per 40 milioni di spese non tagliate – è frutto di una distorsione sulla contabilizzazione di fondi di legge speciale che nel passato c’erano in abbondanza (facendo schizzare verso l’alto la voce spese e investimenti, di salvaguardia) e ora non ci sono più da molti anni. Così, in sede di decreto Mille Proroghe ha “graziato” Ca’ Farsetti dal pagamento di alcune sanzioni, accogliendo le richieste in tal senso dell’amministrazione, che altrimenti si sarebbe trovata in ginocchio: il Comune non dovrà, perciò, pagare all’Erario i 40 milioni di euro di sforamento sugli obiettivi (come previsto dalla finanziaria), né subirà il previsto blocco delle assunzioni a termine, che avrebbe mandato gambe all’aria il sistema dei servizi sociali e scolastici pubblici. Però, riceverà 14 milioni di euro in meno di fondi, compensati del resto dall’operazione di cessione della gestione del Casinò. Non solo, però: a pagare per il mancato raggiungimento dell’obiettivo, saranno giunta e consiglieri comunali, con un taglio del 30% alle indennità del sindaco (oggi circa 5 mila euro netti) e degli assessori (2500 netti) e nei gettoni dei consiglieri comunali (oggi circa 50 euro netti). Ed è malumore soprattutto tra i consiglieri di opposizione.«Il Governo è voluto intervenire per porre rimedio agli effetti distorsivi dei vincoli imposti dal Patto di stabilità, ma non c’è stato alcun “salva Venezia”, e nessun regalo è stato fatto alla città» , commenta il sindaco Giorgio Orsoni, che ci tiene a rimarcare le distanze dal Salva-Roma che ha, invece, portato 400 milioni di danaro sonante nelle casse del Comune capitolino a rischio fallimento, «il provvedimento approvato dal governo non fa alcun riferimento al bilancio del Comune di Venezia, ma incide sulle conseguenze dello sforamento dei vincoli del Patto di stabilità per quegli enti locali assegnatari di fondi di Legge speciale. Il bilancio del Comune è sano, perfettamente in equilibrio, non ha mai corso il rischio di default e non ha bisogno di alcuna provvidenza».
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