Le parti sociali ,sindacati e imprese, dovrebbero incontrarsi nei prossimi giorni per affrontare i punti più controversi,in particolare con la CGIL, delle nostre relazioni industriali:le regole sulla rappresentatività del sindacato e la struttura della contrattazione.Dovrebbero essere consapevoli, ce lo auguriamo, che non bastano piccoli aggiustamenti al sistema attuale. Questo ha difetti gravi che vanno corretti..Il nostro sistema non è all’altezza della sfida posta dalla crisi e dalla globalizzazione. Non aiuta a risolvere i problemi di competitività delle aziende, che anzi lo vedono come un ostacolo alla flessibilità e alla modernizzazione; non tutela adeguatamente i lavoratori occupati nei loro salari (fra i più bassi d’Europa); non offre prospettive di buona occupazione, né di tutela sufficienti ai troppi lavoratori precari, specie giovani, che aspettano ormai da anni di entrare nel mercato del lavoro e di restarvi stabilmente. Non sono difetti da poco. Si impone a tutti una riflessione più profonda sui cambiamenti necessari. Il sistema sindacale, disegnato dalla nostra Costituzione, prevedeva una forte regolazione della rappresentanza collettiva e della contrattazione (all’art.39) e indicava all’art. 46 e all’art. 99 l’obiettivo della partecipazione dei lavoratori nell’impresa e nell’economia. L’impianto costituzionale è stato subito accantonato, anche perché aveva tratti troppo rigidi, lasciando spazio ad (ed è stato sostenuto da) un pluralismo conflittuale poco regolato. Questo ha permesso uno sviluppo delle Relazioni industriali largamente autonomo, in particolare la crescita della contrattazione come strumento di regolazione dei rapporti di lavoro; ma ha provocato forti tensioni conflittuali fra le parti, nonché discontinuità di funzionamento nei vari periodi storici.
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