Si chiude un epoca. Si apre una impegnativa fase della vita italiana. L’epilogo della vicenda politica di Berlusconi avviene perche’ la democrazia e la politica sono si affaticate, ma non… dimissionarie. Nonostante le pressioni finanziarie ed internazionali, cio’ che ha sancito la svolta e’ stato un democratico voto parlamentare. I 308 voti riportati dal governo sul rendiconto hanno reso evidente che Berlusconi non aveva più’ la maggioranza politica! E, nonostante i poteri “forti” e le lobby mediatiche che lo sostenevano o lo demolivano, e’ stata la tenacia di una politica di opposizione seria e responsabile (basta ricordare la rapida approvazione di ben tre manovre in tre mesi), ma determinata a perseguire il cambiamento, a creare le condizioni per la caduta parlamentare di Berlusconi. Certo, molti fattori esterni hanno contribuito al raggiungimento di questo importante risultato, ma senza il vigile presidio istituzionale del Presedente della Repubblica, la centralita’ del Parlamento nella formazione e conclusione dei governi, l’azione del Partito democratico e delle altre opposizioni e di esponenti della stessa maggioranza, non avremo oggi, spred o non spred, le sue dimissioni. Ora il paese e’ di fronte ad una prova impegnativa, ma decisiva. Serviranno rigorose riforme economiche che ripotino l’Italia a rioccupare il posto che le spetta nel consesso internazionale; cio’ comportera’ ristrettezze ma la contropartita dovra’ essere una ripresa rapida e sicura, la crescita, gli investimenti, il reddito delle famiglie e la reddittivita’ delle imprese economiche. Servira’ che soprattutto il Parlamento affronti le riforme istituzionali, elettorali e della politica. Ma tutto cio’ non bastera’ se non sara’ rilanciato un nuovo senso civico. I guasti ai quali dobbiamo rimediare non sono solo quelli economico finanziari e sociali di questi ultimi 3 anni di governo Berlusconi, ma ai 17 di Berlusconismo nei quali e’ stata inniettata nelle vene del Paese una droga cultulare e una rilassatezza etica che hanno fatto da coltura alla “crisi nella crisi”! Ma, ciononostante, il popolo italiano ha, come altre volte nella sua lunga storia, conservato degli anticorpi sani ai quali bisogna ora fare appello. Ecco perche’ la posta in gioco va ben oltre la necessaria e positiva formazione del nuovo governo, ma chiama in causa tutti noi, ciascuno di noi, in un progetto Paese che trasformi questa grave crisi economica, politica e valoriale, in una grande opportunita’ per una nuova stagione Italiana.
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