VENEZIA La delibera è pronta, potrebbe essere approvata già oggi dalla giunta, comunque entro la fine dell’anno. Nasce così l’Agenzia dello sviluppo che non sarà altro che un «facilitatore» per investimenti da una parte e recupero del territorio dall’altra. Porto Marghera, Tessera, Mestre ma anche ampie aree di Venezia, con i suoi palazzi o beni in vendita. L’obiettivo è quello di rilanciare la città, mettere in moto gli investimenti, considerando che Ca’ Farsetti non ha più i soldi necessari per farlo.
I 65 milioni di euro del governo con il rifinanziamento della Legge speciale per i prossimi sette anni sono poca cosa per Venezia anche se il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta parla di «un importante segnale per la nostra città e per il territorio lagunare. Sono tutte somme destinate ad investimenti e quindi utili per migliorare il territorio». Aggiunge l’onorevole pd, ex visesindaco e assessore al Bilancio, Michele Mognato: «Buon punto di partenza, ma chiunque abbia governato Venezia o ci lavori sa bene che per soddisfare le esigenze e i bisogni della città servirebbe ben altro». Il rifinanziamento della Legge speciale previsto nella Legge di Stabilità prevede dal 2016 al 2022 65 milioni (cinque il primo anno, dieci per i successivi sei) da dividere naturalmente anche con Cavallino e Chioggia.
Ci sono i canali da scavare, le fondamenta da sistemare, la pavimentazione da sistemare e in genere la manutenzione e la salvaguardia della città storica. «Rispetto a qualsiasi altra città d’Italia Venezia ha delle spese aggiuntive proprio per la sua specificità. I rifiuti ad esempio: raccolta e gestione costano 30 milioni in più. Poi c’è la manutenzione ordinaria, la rete antincendio… Messe tutte una sotto l’altra fanno arrivare il fabbisogno annuo della città tra i sessanta e i cento milioni», ha ripetuto più volte negli ultimi mesi il sindaco Luigi Brugnaro, anche al premier Renzi durante l’incontro a Ca’ Farsetti. I conti sono tutti
nella relazione che Ca’ Farsetti ha consegnato a settembre al Provveditorato regionale delle opere pubbliche, in cui il sindaco chiede anche la convocazione di un Comitatone per avere finanziamenti e leggi ad hoc (come ad esempio lo scorporo dei fondi di Legge speciale dal Patto di stabilità che incidono tra il 23 e il 45%) per Venezia e la nuova Città metropolitana. Tutte richieste finora non accontentate. «Venezia avanza 1250 milioni di euro», ha detto Brugnaro. Sono i soldi i soldi che non sono arrivati: nei dieci anni precedenti l’avvio dei cantieri del Mose la media dei finanziamenti è stata di 143 milioni, nei dieci anni dopo, 17.
Per questo il sindaco-imprenditore punta sui privati e sull’Agenzia di sviluppo. La delibera che sarà approvata prevede uno statuto snello, un consiglio di amministrazione di tre persone. Avrà un managment interno, un comitato tecnico che dovrà sviluppare le priorità indicate dal sindaco e un comitato più esteso composto da consulenti e imprenditori per definire le operazioni di marketing territoriale. Tutti lavoreranno gratuitamente e Brugnaro ha deciso di puntare su Beniamino Piro.
Da una parte ci sarà l’elenco di possibilità: aree, progetti, immobili o anche semplici idee innovative. Dall’altra i soggetti interessati ad investire: ci potrebbero essere gli investitori che il presidente del Calcio Venezia Joe Tacopina ha presentato al sindaco qualche settimana fa. Intanto c’è l’impegno del Parlamento di inserire i soldi per i danni del tornado che ha colpito la Riviera nel fondo generale per le calamità costituito nella Legge di Stabilità e che prevede anche il rimborso ai privati
F.B.
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