Probabilmente all’origine c’e’ un refuso: Paolo Giaretta, autorevole e “storico” parlamentare del Pd, eletto in Veneto come me, ha dichiarato che non si ricandida. Ma la somiglianza tra i nostri due nomi (Paolo Giaretta/Paolo Baretta), che ha provocato spesso una piacevole “confusione”, deve aver indotto nell’equivoco qualche giornalista, e così mi sono ritrovato io iscritto nel “partito dei parlamentari senior che non si ricandidano”. La notizia, lanciata da un’agenzia di stampa, è stata ripresa da alcuni quotidiani, in particolare locali.
Un po’ “senior” di età, per la verità, lo sono (anche se la nuova legge sulle pensioni ha spostato in avanti l’età del pensionamento…); comunque non di età parlamentare, essendo stato eletto nel 2008 per la prima volta. Dunque, ben lontano dai 3 mandati previsti dallo statuto del PD.
Nel mio caso 3 mandati sono anche troppi. Se dovessi ritornare in Parlamento mi fermerei alla prossima volta. Ci sono molti modi per contribuire al rinnovamento. Non quello di andarsene appena arrivati, ma nemmeno aspettare di spegnere la luce.
Ma non è questo il punto. Coloro che, in queste ore, stanno annunciando di non ricandidarsi sono persone che godono di tutta la mia stima (Castagnetti, Sposetti, Giaretta, appunto) e, se non dovessi ritornare alla Camera, sarei in ottima compagnia.
Il punto è che la ri-candidatura o meno al Parlamento non la decidono i giornali e nemmeno, per dirla tutta, il solo interessato. A deciderlo saranno il partito ed i territori, nelle forme che decideremo (primarie, consultazione degli iscritti e dei circoli). L’importante è che ciascuno di noi si ritenga a disposizione. Chi ha superato i 15 anni a lasciare il posto a nuove energie e chi, come me, è alla prima legislatura, ad affidarsi alla decisione collettiva.
Ai tanti, tantissimi, amici e compagni che, in queste ore, mi hanno chiesto spiegazioni e incoraggiato a continuare l’esperienza parlamentare e che ringrazio, basti questo: sapere che, se sarò utile, continuerò volentieri a fare il mio dovere di parlamentare; se, diversamente, prevalesse un orientamento diverso, continuerò comunque, come ho sempre fatto, a sostenere la nostra causa, perché, come ha detto con saggezza qualche tempo fa un nostro militante, “chi ama la politica e la fa disinteressatamente, anche quando cambia ruolo, non lascia mai l’officina, ma, al massimo, cambia di reparto”.
Pier Paolo Baretta
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