VENEZIA Il consiglio regionale è sotto choc per l’arresto dell’assessore Renato Chisso e del consigliere regionale Giampietro Marchese, che sono sospesi e decaduti automaticamente dai loro incarichi come previsto dalla legge Severino. Marchese, che siede nel gruppo Pd anche se da due anni non è più iscritto al partito, era anche revisore dei conti di palazzo Ferro Fini, con Cortelazzo (presidente) e Cappon. Nella grande retata sono finiti pure alcuni dirigenti di primo piano della Regione, uomini di assoluta fiducia degli assessori che li hanno riconfermati ai loro posti proprio perché garanzia assoluta di efficienza nella macchina-appalti. E ora si capisce perché. Insomma, Luca Zaia ripete che la Lega non ha nessun indagato, ma la giunta bicolore nata dall’accordo Bossi-Berlusconi è a pezzi, anche se il governatore si avvia in tempi rapidi verso il rimpasto per restare a galla fino alle elezioni del 2015. Le differenze cominciano a emergere. Ieri il gruppo Nuovo Centro Destra ha convocato Giancarlo Conta, Nereo Laroni, Clodovaldo Ruffato, Carlo Alberto Tesserin, Costantino Toniolo e Marino Zorzato per affrontare le vicende giudiziarie del Mose. Come afferma il capogruppo Giancarlo Conta «è emerso il sentimento comune di tutelare le istituzioni della Regione del Veneto e in primis del consiglio regionale, con la consapevolezza del grave danno all’immagine che deriva dai fatti oggetto di indagine». Insomma, il gruppo Ncd-Alfano concorda con la costituzione di parte civile al processo come indicato da Luca Zaia e chiederà «di procedere parallelamente anche all’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta sul Mose». Chi non ha dubbi sul fatto che si debba cambiare subito musica è Roger De Menech che ha convocato la direzione regionale del Pd lunedì prossimo a Padova: «Chi ha sbagliato paghi, bisogna girare pagina completamente, se ci sono dei ladri vanno cacciati dal partito senza pensarci un secondo. Se ne vadano dal Pd tutti coloro che sono a vario titolo coinvolti nelle inchieste. Abbiamo bisogno di persone dalla moralità specchiata». E il caso Orsoni, con il Pd che «rinnega» il suo sindaco perché mai iscritto? «Non possiamo disconoscere la responsabilità di quanto è accaduto a Venezia, ma per il futuro vi garantisco che sono pronto a cambiare metodo e figure: basta con la vecchia guardia, avanti con i giovani scelti da Renzi», conclude il segretario veneto Pd, che sta ricalcando le orme di Rosy Bindi quando arrivò in Veneto nel 1992 e sciolse la Dc. Sul caso Orsoni interviene anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: «Non mi sono mai preoccupato di stabilire se Giorgio Orsoni era iscritto al Pd: ho sempre pensato che era il nostro sindaco, che abbiamo convintamente scelto con le primarie e sostenuto. Al di là di ogni speculazione politica, va dato tutto il sostegno al sindaco reggente, Sandro Simionato, e a tutta la giunta per il delicato e gravoso compito cui sono chiamati e che sono perfettamente in grado di assolvere, assicurando la continuità amministrativa. Venezia ha bisogno di riprendersi e guardare avanti, ricostruendo la fiducia attorno a un tessuto rigenerato con una nuova e giovane classe dirigente». La corsa al dopo Orsoni è lanciata. Ma i giovani dove sono? Albino Salmaso
…….. abbiamo crduto per tanti anni che bisogna abolire il finanziamento pubblico ai partiti.
Cosa sacrosanta in un Paese dove regna l’onestà ed il diritto.
Abbiamo vissuto col finanziamento pubblico, privato con limitazioni ,e con le mazzette.
Se aboliamo il finanziamento pubblico ci saranno solo quote individuali di iscritti e donazioni private e lobbistiche ? O continueranno-continueremo imperterriti a rubare, corrotti e concussi, allo Stato, ai cittadini?
Che si lagnino poi che Grillo ci sguazza.
Attento pero’ Grillo ai troppi eletti: molti di loro ameranno il denaro facile.
San Francesco è morto nel XIV secolo ed il Vaticano ha insegnato e docet ancor oggi.Papa Francesco ci prova….ma morirà anche Lui,forse avvelenato. I valori del denaro sono insiti nell’uomo moderno. L’accumulo di preziosi, l’individualismo, la non divisione dei beni, le cassaforti e scrigni son pieni di monete d’oro e preziosi che il “cittadino” accumula per poi pentirsi solo in momento mortis.Prima, si era dimenticato di tutti e di tutto. L’accumulo come momento di filosofia errata di esistenza umana. L’accumulo per sentirsi in sicurezza. Beati gli Indu’ che vivono con un’unica moneta d’oro cucita nella sola tunica. Moneta che servirà a pagare la propria incenerazione.Ma si sa, non sono che degli intoccabili….