L’azione del governo nel contrasto al gioco d’azzardo: questo il tema dell’incontro di oggi a Legnago (Verona) con il sottosegretario all’Economia e alle Finanze con delega al gioco Pier Paolo Baretta, organizzato dal circolo Pd locale e introdotto dall’assessore comunale Claudio Marconi.
“Il fenomeno del gioco è estremamente diffuso nel territorio nazionale – ha illustrato il sottosegretario Baretta -, con 100mila punti gioco in Italia, 400mila slot, 50mila VLT. Gli italiani spendono 90 miliardi per giocare, e metà di questa somma proviene dalle macchinette. Il 75% del totale torna in vincite. Lo Stato l’anno scorso ha incassato 10 miliardi. Sono 14 milioni le persone che giocano mediamente in Italia: 11 milioni di giocatori casuali, 3 milioni di assidui. Circa 700mila le persone a rischio ludopatia”.
“Per prima cosa abbiamo dovuto affrontare l’aspetto contraddittorio del problema – ha affermato il Sottosegretario -: da un lato lo Stato che incassa, dall’altro il disagio sociale che va a determinare. D’altra parte, fino a dieci-quindici anni fa, l’obiettivo era combattere il gioco illegale, promuovendo quello legale. Una strada giusta, che tuttavia aveva allargato la platea dei giocatori. In questo contesto è cresciuta una sensibilità sociale che, in assenza di una legislazione nazionale, ha deciso di tutelarsi seguendo la strada delle distanze dai luoghi sensibili. Tuttavia le distanze non riducono il gioco, bensì lo spostano dai centri alle periferie”.
“Di fronte a questo scenario – ha proseguito Baretta -, si è affermata una linea proibizionista alla quale lo Stato non crede: il gioco non sparisce ma finisce per insinuarsi in canali incontrollabili. Abbiamo dunque preferito tagliare l’offerta attraverso due provvedimenti: la riduzione del 35% delle slot, entro aprile del prossimo anno, da 400mila a 265mila, abolendo completamente la loro presenza nei cosiddetti generalisti secondari (alberghi, rifugi alpini, spiagge) e riducendola drasticamente nei bar e nei tabacchi. Contemporaneamente, nell’arco di tre anni, riduciamo a 55mila circa gli attuali 100mila punti gioco presenti in Italia. Oltre a questo, abbiamo introdotto la certificazione dei punti gioco, l’allentamento del tempo di giocata, la riduzione da 500 euro a 100 euro il massimo di soldi che si possono immettere. Abbiamo poi stanziato 50 milioni, che il Ministero della Salute affida alle diverse Regioni per prevenire e curare la ludopatia”.
“In sostanza – ha concluso -, abbiamo costruito un quadro di riferimento che modifica l’approccio complessivo dello Stato, pur essendo rimaste sospese alcune importanti questioni, come il gioco online, ad alto rischio soprattutto per i minori, e il gratta e vinci. Nel complesso, però, possiamo affermare che c’è stata una inversione di tendenza: il governo, che in passato si è concentrato sugli effetti finanziari tralasciando quelli sociali, ora assume la salute pubblica come priorità”.
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