VENEZIA A settembre il Comune di Venezia potrà assumere le 56 maestre supplenti per tenere aperti nidi e materne (più sei colleghe che insegnano religione) grazie all’emendamento 17.4 al decreto Enti Locali scritto dal deputato Pd Michele Mognato che l’altra notte all’1.30 è passato in commissione Bilancio alla Camera. Una buona notizia che il sindaco Luigi Brugnaro rilancerà giovedì nell’incontro col comitato genitori. Oggi il decreto va alla Camera e i rumors di Montecitorio parlano di un’approvazione blindata col voto di fiducia. La cattiva notizia è che la fiducia esclude per sempre la possibilità di rinnovare il contratto agli altri precari: l’altro emendamento di Mognato ha avuto parere negativo del relatore e del governo e quindi tra dicembre e gennaio perderanno il lavoro 120 dipendenti a tempo determinato. Grazie al lavoro parlamentare è stato portato a casa lo sconto sulle sanzioni da pagare, il 30% dei 18 milioni e rotti dovuti da Venezia (5,5 circa) più un’altra detrazione su tutte le spese per l’edilizia scolastica sostenute. «Una risposta generale al problema — dice il sottosegretario Pier Paolo Baretta — che risolve gran parte dei problemi del Comune di Venezia». Ma il Salva Venezia non c’è. «Non possiamo pagare l’integrativo ai dipendenti – scuote la testa l’assessore al Bilancio Michele Zuin – Per la parte stabile avevamo accantonato 2,6 milioni e pensavamo di affiancarne altri 3,6. Adesso non si può fare. E non possiamo assumere 70 vigili, né fare tante altre cose».
Non c’è molta speranza che nel passaggio al Senato il decreto recuperi il Salva Venezia. «Noi ci eravamo mossi a tutto campo, per i dipendenti e le sanzioni, avevamo parlato col Governo che purtroppo non ci ha dato ascolto – sospira Zuin – La ricaduta sarà pesante». Daniele Giordano, Funzione Pubblica Cgil, calcola che la sanzione da pagare corrisponde più o meno ai fondi accantonati per la produttività ai dipendenti: «Non vorrei che la pagassero loro la sanzione», osserva. «Non lo so. Per poter ragionare abbiamo bisogno di una legge, non di emendamenti», allarga le braccia l’assessore. Dal sindaco nessun commento ufficiale. Era stato lui a parlare col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e lo staff di Brugnaro era fiducioso di portare a casa l’intero pacchetto di azzeramento delle sanzioni. «Per questo non ho presentato emendamenti – dice il deputato di maggioranza Andrea Causin, Alleanza Popolare, amico di Brugnaro da anni – A Roma abbiamo un viceministro e un sottosegretario veneziani e non abbiamo portato a casa niente: a casa mia si chiama presa per i fondelli».
L’altra lettura è quella di una impossibilità del governo di poter contare su Brugnaro. «Rilevo che in tutta questa vicenda pesano le contraddizioni, l’inaffidabilità e la confusione che fa il Sindaco Brugnaro – dice Mognato, che ha seguito fino a notte l’iter degli emendamenti – Con le sue affermazioni “ora vi spiego io come funziona…” e senza il rispetto degli interlocutori non si fa il bene della città ma solo prove muscolari da cui non sempre si esce indenni». Il sindaco che si dice renziano e riformista ma sul referendum costituzionale non ha detto una parola. Lunedì mattina Giorgia Meloni in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che Brugnaro è nella rete dei sindaci per il “no”; la sera si sono discussi gli emendamenti. Adesso è dura. «Si poteva fare un piano di stabilizzazione per i precari ma ora è tardi e il sindaco i precari non li vuole assumere», riflette dal Diccap Luca Lombardo. «Precari a casa e le risorse non stanziate per l’integrativo non si potranno recuperare neanche nel 2017», scuote la testa Carlo Alzetta, Fpl Cisl. «Non molleremo la presa, vedremo se da qui a dicembre ci sarà un altro decreto cui attaccare il Salva Venezia – annuncia Mario Ragno, Uil – Certo, a Roma c’è aria ostile a Brugnaro. E lui se ne esce pure con bufale come quella delle 200 maestre imboscate che instillano odio sociale». «Se a pagare le sanzioni saranno solo i lavoratori, capisco perché Brugnaro denigra il personale – dice Giordano – Noi la soluzione per il salario e i precari la rivendichiamo. E andremo a parlarne col governo».
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