Per Legambiente: «La montagna ha partorito il topolino. È vero che è prevista una riduzione dei volumi di traffico», commenta, il responsabile Mare Sebastiano Venneri, «ma si disattende il divieto previsto dal decreto Clini-Passera al transito delle navi sopra le 40mila tonnellate, che scatterà solo oltre le 96mila e solo a fine 2014». «Per il resto», obietta il presidente di Legambiente veneto Luigi Lazzaro, «il governo vuol procedere all’escavo del Contorta Sant’Angelo: ennesima megaopera che si abbatterà ancora una volta sul delicato ecosistema della laguna, già provato dal Mose. Ma il colmo del paradosso è che quest’opera faraonica è considerata addirittura provvisoria, dal momento che si prevede anche una revisione del Piano regolatore portuale che potrebbe portare a considerare quello di Marghera come attracco finale». «Ha vinto l’arroganza dell’incultura di chi sta al vertice del potere e non sa che distruggendo la laguna si distrugge Venezia, il suo futuro», incalza la presidente veneziana di Italia Nostra, Lidia Fersuoch, «negli anni Sessanta si scavò il Canale dei Petroli per allontanare il passaggio delle petroliere dal Bacino di San Marco: solo dopo ci si rese conto che l’erosione generata dalla navi distruggeva la morfologia della laguna trasformandola in baia. Ora, dopo 50 anni, si propone un Canale del Petroli bis. Non resta che confidare nella Via, che sarà negativa: poi si potrà sempre, come per il Mose, annullare il decreto e farsi beffe anche della Via». «La “traduzione” delle decisioni del governo è semplice», commenta Silvio Testa, portavoce Nograndinavi, «il porto croceristico di Venezia è e resta la Marittima; la si raggiunge scavando il Contorta; anche Porto Marghera sarà in futuro un altro approdo. Decisione temperata da una serie di limiti che sono una spuntatina ai capelli, con divieti solo alle navi oltre le 96 mila tonnellate: il Titanic era 46 mila. Inoltre, in vista del futuro porto crocieristico a Marghera o comunque del passaggio delle navi oltre le 96 mila tonnellate nel Canale dei Petroli il medesimo dovrà venire arginato con la scogliera di 8 chilometri già presentata in Salvaguardia». Per Beppe Caccia, lista In Comune, «la riduzione secca dei transiti è un primo importante risultato ottenuto dalla mobilitazione dei cittadini e dalla determinazione dell’amministrazione. È grave invece che il governo abbia deciso di sposare in maniera acritica la proposta della lobby della croceristica. Ci batteremo in ogni sede contro questa follia». Contrario allo scavo del Contorta – 4 chilometri , 140 metri di larghezza, 10 di profondità, 150 milioni di spesa – il Comune di Mira: «Un’opera dal costo altissimo con un impatto devastante», dicono il sindaco Alvise Maniero e l’assessore Luciano Claut, «le nuove gigantesche casse di colmata lungo il canale Malamocco-Marghera trasformeranno la laguna con una netta separazione tra laguna di Mira e laguna centrale. Enormi spese per inutili modificazioni che troverebbero più rapide ed economiche alternative, reversibili, nella bocca di Porto del Lido». Per motivi opposti, malumori anche dai sindacati. «Una soluzione che non risolve e – anzi – aggrava la situazione», dice Gerardo Colamarco, segretario generale Uil, «e il cui prezzo verrà pagato soltanto dai lavoratori: la riduzione del traffico sarà del 60%. Presumiamo che lo stesso taglio avverrà tra i posti di lavoro, diretti e dell’indotto (commercio e turismo per primi). Invece che creare nuove opportunità, diamo una stangata tremenda ad un settore vitale». Stessa analisi per Lino Gottardello, segretario Cisl Venezia: «È necessario rendere operativo quanto prima l’escavo del canale Contorta e subordinare le limitazioni al transito delle grandi navi alla condizione che queste non abbiano un impatto negativo sull’occupazione». «Bene che si sia presa una prima decisione», dice il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, «si approfondiscano rapidamente le soluzioni di merito più idonee a garantire sicurezza ambientale e traffico crocieristico». Roberta De Rossi
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