VERSO LE AUTONOMIE DIFFERENZIATE
Era stato individuato, negli anni scorsi, come un obiettivo condiviso da più parti politiche, quello di un sano federalismo. Eppure, con l’avvento della crisi, tale ricerca si è interrotta nella fase dell’emergenza economica, mentre si temeva un fallimento dell’Italia, lasciando spazio a un processo di progressiva centralizzazione. Ben presto, tuttavia, si è presentata l’esigenza di un centro, importante ma più leggero, con maggiori spazio di autonomia per le periferie. Un buon federalismo sarebbe utile per tutte le regioni che, consapevoli di ciò, hanno avviato un processo che non può essere ignorato. Oltre al Veneto, alla Lombardia e all’Emilia Romagna, anche la Liguria e il Piemonte hanno chiesto di partecipare ai tavoli tecnici per trovare un accordo nel quale ridisegnare lo spazio federale del Paese. Certo, il campo va sgombrato dagli equivoci con cui il messaggio autonomista è stato propagandato da una certa parte politica che non ha distinto fra autonomia, statuto speciale, indipendenza e secessione.
Su ben altri principi si incardina il principio dell’autonomia, previsto dall’articolo 116 della Costituzione, che riporta: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.
Nonostante una certa parte politica abbia inteso sfruttare lo strumento del referendum consultivo per trarne vantaggio politico, ora il Veneto sta partecipando ai tavoli tematici avviati dal Governo con Emilia Romagna e Lombardia. Insomma, tutte le strade, compresa quella percorsa dal governatore Luca Zaia, portano a Roma, e in particolare alla trattativa con lo Stato, nella persona del sottosegretario agli Affari Regionali Bressa cui sono stato affiancato, sulle varie competenze.
Ventitré quelle indicate da Zaia, un obiettivo ragionevole in una prospettiva a lungo termine, ma troppe se affrontate tutte insieme. Perciò l’individuazione di alcune priorità è fondamentale, e questo è l’obiettivo della pre-intesa raggiunta.
Ma se da un lato il Veneto richiede di gestire in autonomia le singole competenze, dall’altro non può perdere di vista il quadro strategico, ad esempio a livello portuale e aeroportuale. Forse dovremmo chiederci se alcune politiche non appartengano al Nordest, rinunciando ad una infruttuosa contesa tra Veneto e Friuli. Penso, ad esempio, alla portualità o all’aeroportualità. A questo proposito, ritengo che la Regione Friuli abbia sbagliato a rifiutare di partecipare alla gestione unica degli aeroporti nel timore di una priorità dello scalo veneziano. Analogamente, conviene avere più porti nell’Alto Adriatico, o un’unica autorità portuale, attrezzata e dotata di una buona logistica, capace di attirare i traffici internazionali?
Insomma, il ragionamento sull’autonomia del Veneto è complesso e non può essere semplificato, né decontestualizzato. Ovviamente, però, non può prescindere da una valutazione economica. Quanto alla risorse, attualmente la Regione trattiene gli otto decimi delle risorse che versa a Roma: i veneti, infatti, versano 77 miliardi e ne ricevono indietro circa 60. Nel frattempo, abbiamo definito le materie più importanti, fra le quali ambiente, sanità e lavoro e un primo ragionamento sulle risorse. A questo proposito, abbiamo lavorato all’ipotesi che il Veneto possa trattenere parte delle tasse che deve a Roma. In questo modo, tali risorse sarebbero preservate da eventuali interventi futuri che un qualsiasi governo potrebbe effettuare. Attualmente è impossibile prevedere quale percentuale il Veneto possa arrivare a trattenere: per farlo bisognerà entrare nel merito dei singoli punti della trattativa. Una fase che verrà necessariamente affrontata nel corso della prossima legislatura, ma abbiamo creato le condizioni affinché il processo verso l’autonomia sia irreversibile e il prossimo governo sia obbligato a proseguirlo.