Industria 4.0 rappresenta la sfida decisiva per il futuro del nostro sistema industriale e richiede una diffusa presa di coscienza della portata di questo cambiamento. Le parole: futuro, innovazione, ricerca, formazione, connessione, digitalizzazione non sono più solo oggetto di studi o appannaggio di elite economiche, ma una necessità condivisa che deve diventare di sistema. A cominciare dal Made in Italy. Il 4.0 italiano si identifica perfettamente nel Made in Italy, sinonimo di qualità e bellezza, dietro cui c’è sempre un’industria che lavora per dare vita ai prodotti italiani tanto amati in tutto il mondo.
Quale politica industriale per questa prospettiva? I settori manifatturiero, quello turistico e la logistica. Il Veneto è una delle prime regioni d’Europa leader in questi tre ambiti. Ma, non dimentichiamo che l’industria, per quanto sempre più globale, è collocata in un territorio. Questo apre una riflessione sulla forma del distretto, che prima era merceologico, mentre oggi diventa tecnologico. Un distretto in cui possono convivere diverse tipologie di prodotti nel comune denominatore della piattaforma digitale.
Ma servono due gambe che reggano questo progetto. Il primo è un’approccio di sistema. Se il Veneto è entrato nel progetto nazionale 4.0 è perché, una volta tanto, si è mossa unità: le Università venete, le imprese, le Istituzioni. Non è successo così nel caso della crisi delle due banche venete! È proprio per questa idea di sistema che guardo con interesse al fatto che la banca di Vicenza e quella di Treviso si confrontino, alla ricerca di comuni sinergie, considerata anche la recente è riuscita fusione della Popolare di Verona con Milano.
Il governo crede talmente a questa prospettiva che ha previsto un beneficio fiscale del 250% per favorire il 4.0.
Questa prospettiva può rappresentare un elemento di fiducia perché le aziende tornino ad investire, ma dobbiamo fare questo passo insieme e senza distrazioni concentrando di sulla partita che stiamo giocando.
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