Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: «L’apertura del nuovo Padiglione è segnale di una rinascita di Venezia: stiamo per dare il via a un progetto che ambisce a divenire strutturalmente un’occasione di crescita e di affermazione internazionale di questa città». Il ministero dell’Economia ha deciso di investire lungo la linea del waterfront qualcosa come 156 milioni di euro, 17 progetti che in parte serviranno a rifare le strade intorno al Padiglione, piene di fango e con vista su scheletri degradati di archeologia industriale: non un bel biglietto da visita.
VENEZIA In nove mesi è cresciuto a vista d’occhio lungo la skyline di via Libertà, a Marghera. E’ in cemento e acciaio, alto 20 metri, 10 mila metri quadrati di parcheggi e 14 mila di area espositiva. Per tutti è «il Padiglione», con la maiuscola, come quelli dell’Expo di Milano. In effetti è la Fiera di Venezia, città che finora non aveva un suo spazio espositivo. E se lo è regalato per l’Expo 2015, del quale sarà partner ufficiale con la fiera «Acquae», punta di diamante della galassia di iniziative di Venice to Expo 2015 vagliate dal Comitato veneziano Expo, presieduto dal presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas, che ieri ha presentato il masterplan dei 170 eventi veneti che potranno fregiarsi del logo Expo 2015.
«Aquae» sarà l’evento principale e avrà la sua casa al Padiglione veneziano. Lo chiama così anche Isabella Bruno Tolomei Frigerio, presidente di Condotte Immobiliare, che ha speso 30 milioni di euro per realizzarlo e chiudere il cerchio 7 anni dopo l’acquisto dell’area. Fu comprata nel 2007 per 25 milioni con l’idea edificare il Vega 2, poi però il mercato è crollato e il parco scientifico non è più stato un affare. L’Expo milanese ha dato l’idea di volgere in fiera quel terreno che, un domani, potrà avere anche uffici, abitazioni e strutture ricettive di contorno. «E‘ stato un atto di fede», sorride la Bruno.
Ieri, all’inaugurazione, c’erano tutti: da Arrigo Cipriani al presidente dell’autorità portuale Paolo Costa, Sandro Trevisanato di Vtp, Giovanni Seno di Actv, il governatore Luca Zaia e la sua sfidante del Pd alla Regione Alessandra Moretti. Oltre al parterre ufficiale: il presidente Cesare de Michelis e il direttore Giuseppe Mattiazzo di Expo Venice, la società fieristica veneziana che prenderà in affitto per 13 anni il padiglione («A quanti soldi? Non lo dico», sorride Mattiazzo spiegando che la società ha un business plan da 20 milioni e che l’operazione «avrà ricadute sul territorio da dieci a venti volte tanto»). Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: «L’apertura del nuovo Padiglione è segnale di una rinascita di Venezia: stiamo per dare il via a un progetto che ambisce a divenire strutturalmente un’occasione di crescita e di affermazione internazionale di questa città». Il ministero dell’Economia ha deciso di investire lungo la linea del waterfront qualcosa come 156 milioni di euro, 17 progetti che in parte serviranno a rifare le strade intorno al Padiglione, piene di fango e con vista su scheletri degradati di archeologia industriale: non un bel biglietto da visita. «Per maggio riusciremo a fare almeno l’ordinaria manutenzione», assicura il commissario del Comune di Venezia, Vittorio Zappalorto.
L’altra urgenza riguarda il traffico turistico: il Padiglione dà su via della Libertà, strada per Venezia già abbastanza intasata senza l’Expo. Dietro, però, c’è il canale Brentelle: volendo, un collegamento con motoscafi e vaporetti permetterebbe ai turisti di passare direttamente dall’Expo dell’Arsenale a quello del Vega via acqua. «Il problema è che, per legge, i vaporetti non possono passare davanti alla raffineria», obietta Paolo Costa, spiegando che l’autorità portuale sta studiando come risolvere la cosa. Se così fosse, l’Expo lascerebbe in eredità una fiera nuova di zecca e una nuova linea di navigazione. Venezia, con un’area espositiva così ristretta da non spaventare i colossi di Padova e Verona, potrebbe essere il paciere nella guerra delle fiere, si augura Zaia: «Può fare massa critica e convincere le Fiere a parlarsi. Se sarà, potremmo dare una veste giuridica alla holding veneta delle Fiere».
Monica Zicchiero
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