Cronaca di una notte sul filo del rasoio, Baretta: «Ci sono voluti buoni argomenti e tantissima determinazione per convincerli» (Il Gazzettino)

Non è stato facile. C’è stato da convincere un plotone di parlamentari e soprattutto le ritrosie del Governo, e in particolar modo quelle del ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi. Fino a notte fonda e alle prime luci dell’alba, il principio, poi brillantemente scardinato, rispondeva ad un’unica domanda: perchè “salvare” Venezia mandando – per così a fondo – altre amministrazioni locali che ugualmente hanno sforato quest’anno il Patto di stabilità? Già, perchè? La risposta è arrivata quasi all’unisono dai due sottosegretari all’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd) e Enrico Zanetti (Sc) che hanno calato l’asso: Venezia va salvaguardata, va capita la sua “specificità” e soprattutto va compreso che la situazione economica è ben diversa da come è stata dipinta in questi mesi. In più hanno aggiunto i due esponenti del Governo, c’è di mezzo – attualmente – una gestione commissariale e una prospettiva legata alla città metropolitana, al di là dei singoli tornaconti politici. E così, alla fine, alle 4 di mattina l’emendamento definito impropriamente “salva Venezia” è finito nel testo del decreto MilleProroghe, pronto per essere votato tra domani e giovedì alla Camera, e poi al Senato. Insomma, missione compiuta anche per quest’anno. Ma lunedì è stata una giornata faticosa. Molto faticosa che va ripercorsa ora per ora. ORE 22 – Si riunisce la commissione parlamentare Bilancio e Affari istituzionali. Prende il via una vera e propria “maratona” che impegna Governo e opposizioni e che rischia di andare a carte quarantotto da un momento per l’altro. Venezia entra nell’agenda, ma c’è quasi una sorta di iniziale ritrosia ad affrontare la questione. Il rischio, messo in conto, che alla sola parola “salva Venezia”, succeda il finimondo nelle opposizioni. Ma non è così. Si procede.  ORE 23.15 – La commissione ha il suo primo “stop”. I relatori del documento Milleproroghe e i rappresentanti del Governo si concedono una sorta di “pausa di riflessione”. Sono i momenti cruciali, quando tutto può accadere. Certo il “palco” regge, ma può esserci sempre un cavillo pronto a bloccare la norma targata Venezia. Ma anche questo secondo passaggio, con le perplessità del Governo fugate poco dopo tracciando una netta distinzione tra il caso Venezia e quello di altre amministrazioni locali, fa ben sperare. In sostanza, Palazzo Chigi riconosce a tarda sera un “doppio binario” da una parte Venezia, dall’altra gli altri (e numerosi) enti locali in difficoltà. ORE 00.15 – L’emendamento dedicato a Venezia viene ufficialmente presentato. Non c’è più rischio di cadere nelle “forche caudine” nè del Governo nè di eventuali franchi tiratori che possono essere sempre all’erta. L’inserimento della norma nel MilleProroghe, in pratica, certifica che per Venezia oramai è fatta. Ma è ancora presto per cantare vittoria. ORE 4.03 – Tanto per dare il senso che si è fatta una volta la Storia. La commissione, dopo un lungo tira e molla durato ben quattro ore di discussioni, prese di posizione, riflessioni e pareri, decide per il sì. La votazione che ne scaturisce consente di inserire l’emendamento in forma definitiva nelle pieghe del Milleproroghe. E per i parlamentari Baretta e Zanetti è più di una pacca sulla spalla. In sostanza, il “Salva Venezia” ora è ufficiale. I SOTTOSEGRETARI – «Abbiamo lavorato e i risultati si sono visti – ha sottolineato ieri mattina, il sottosegretario Enrico Zanetti – senza fare proclami ed evitando inutili strali contro chi invece stava cercando di portare a casa il risultato. Siamo riusciti a superare le perplessità del Governo e siamo riusciti a trovare la soluzione giusta. É stato un lavoro graduale, ma è stato fondamentale ribadire la “specificità” di Venezia. Abbiamo fatto il “Salva Venezia”, ma non è detto – e va spiegato chiaramente – che non abbiamo salvato la città, ma ora è necessario lavorare per un vero progetto di risanamento». E sulla stessa linea, ma con qualche sfumatura diversa, Pier Paolo Baretta: «Ce l’abbiamo fatta. Ci sono voluti buoni argomenti e tanta determinazione – aggiunge con pizzico di entusiasmo – Non ho mai smesso, anche quando troppi davanti per persa questa battaglia e si accontentavano di fare polemiche preventive, di lavorare per convincere il Governo e il Parlamento della giustezza della nostra causa. Ora occorre non fermarci. Da Roma nom possiamo pretendere di più se Venezia ora non farà la sua parte. Occorre un piano di risanamento chiaro ed efficace sul futuro fiscale della città». Insomma, la Serenissima – come direbbe Edoardo De Filippo – ha passato ’a nuttata. Ora le sfide sono altre, ma almeno un primo punto in classifica è stato fatto. © riproduzione riservata

2015-02-18T09:59:15+01:00 18 Febbraio 2015|In evidenza, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

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