«La soluzione Marghera per le grandi navi prende corpo nel dibattito della città e sarebbe un peccato che non ci fosse il progetto. Mi auguro ci siano a disposizione delle forze economiche che lo sostengano». Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta interviene all’indomani dell’incontro tra il sindaco Luigi Brugnaro e l’architetto Roberto D’Agostino, che quell’idea progettuale l’ha concepita. Non che il sindaco abbia intenzione di mollare la sua idea del canale Tresse, ma a lungo termine è una soluzione.
Il problema è che il progetto Marghera non c’è, è una bozza che va sviluppata; completarla e avviare l’istruttoria in commissione Via costa circa mezzo milione di euro. «L’incontro tra il sindaco e D’Agostino è il segnale di un passo avanti — riflette Baretta — Per un rapido superamento del passaggio delle navi a San Marco bisogna mettere a confronto gli unici due progetti che non prevedono scavo di nuovi canali: quello dell’approdo fuori dalle bocche di porto e quello di Marghera, sul quale mi pare di constatare l’attenzione del Governo. Lo studio va però completato e ancora non è stato presentato». Di qui l’appello a possibili finanziatori. Armatori e operatori portuali, ad esempio: sarebbero favorevoli alla soluzione Marghera le compagnie Msc, Costa e Caribbean che hanno acquisito le quote di Vtp attraverso Venezia Investimenti. Nel frattempo va avanti il progetto Duferco-De Piccoli che a fine mese potrebbe esser approvato dalla Via con prescrizioni. Piace ad ambientalisti e Pd non allineato, che si stanno facendo sentire contro Marghera. «L’ennesima trovata col solo obiettivo di rallentare la soluzione definitiva, impegnando inutilmente altro tempo e denaro, con la conseguenza che le grandi navi continueranno a sfilare davanti a San Marco e Giudecca — dice a nome della Municipalità di Venezia il presidente Andrea Martini — Proporre altri scavi lagunari significa perdere migliaia di ettari di habitat naturale e operare in conflitto con “il massimo livello di tutela dell’ambiente lagunare”, richiesto dal decreto del 2012».
Da Marghera il presidente Gianfranco Bettin elenca i problemi: «Compresenza del traffico commerciale e turistico, vicinanza di impianti pericolosi, necessità di non occupare spazi che potrebbero essere disponibili per lo sviluppo di attività industriali o portuali commerciali, abbattere le emissioni, riprogettazione complessiva dell’area interessata — interviene —. Ma la questione dirimente è l’impatto di ogni nuovo progetto portuale sull’idrodinamica e sull’equilibrio complessivo della laguna: per evitare ulteriori catastrofici dissesti l’obiettivo minimo è evitare ogni nuovo scavo in laguna, l’obiettivo strategico puntare a superare lo squilibrio indotto dal canale dei Petroli: ogni struttura che invece lo consolidi o ne comporti l’allargamento contraddice tale necessità».
Il dibattito sulla soluzione Marghera va portato in consiglio comunale, lancia il consigliere Pd Nicola Pellicani. «Se ne discute dappertutto ma non a Ca’ Farsetti: in attesa di una soluzione dal governo, stiamo a guardare le navi che passano? Che si vada a Marghera o altrove, ci vorranno degli anni per la realizzazione. Ce ne abbiamo messi cinque per via Poerio. Nel frattempo usiamo Marghera e la banchina che c’è: in cinque mesi la si può attrezzare per accogliere due navi e togliere il 30 per cento del traffico dal bacino. Parliamone, almeno».
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