Digitalizzazione, semplificazione fiscale e politica industriale. Passa da questi tre asset il rilancio dell’economia italiana secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che in due distinti interventi pubblicati sul blog del sito Formiche analizza il passaggio storico che sta caratterizzando l’economia e la politica mondiale.
“Per un rilancio dell’Italia puntiamo a una nuova politica industriale” e “Fisco e digitale sono le chiavi di volta per la crescita” sono i titoli dei post che si aprono con una riflessione sullo scarto esistente tra domande dei cittadini e risposte della politica.
“Esiste uno scarto tra le domande crescenti e mutanti che i cittadini, le famiglie, le imprese pongono ai decisori, incalzati come sono, dalle emergenze che la quotidianità propone loro e le difficoltà istituzionali, finanziarie e politiche a dare loro risposte puntuali, compiute ed esaurienti. È in questo scarto che si alimenta la pressante delegittimazione che vivono i cittadini nei confronti della politica. Ci sono responsabilità oggettive e luoghi comuni; colpe e strumentalizzazioni”.
Ma la risposta non è nel populismo, lo dimostrano al di là del giudizio di merito, i risultati di Macron alle elezioni francesi.
“Dunque – e lo dico solo per sostenere un ragionamento di metodo, che va oltre le opinioni di merito su Macron, che, potremmo sostenere, va quasi oltre Macron stesso. Dunque, si possono vincere le elezioni senza rincorrere le paure, ma prospettando un orizzonte, non un confine; senza avvitarsi nel nazionalismo, pur amando la propria nazione o Patria (non si può dire che la straordinaria trovata dell’inno alla Gioia, con il quale ha inaugurato la sua presidenza, lo abbia reso meno francese); avendo a cuore i problemi, il disagio economico e sociale – quelle che con una suggestiva ed esauriente espressione Francesco chiama le periferie esistenziali – ma avendo a mente una sana economia sociale di mercato (altra espressione che sembra dimenticata…) e al tempo stesso garantire sicurezza e protezione. Insomma, dopo la Brexit, dopo l’America, abbiamo temuto – conclude Baretta – che l’onda d’urto, nazionalista e populista, fosse irreversibile. Ebbene, non è così, o, perlomeno, non è detto che sia così…”
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