Pubblichiamo di seguito la terribile storia di Francesco Mastrogiovanni, un maestro elementare di 58 anni, raccontata da Luigi Manconi (associazione “A buon diritto“). Mastrogiovanni, mai diagnosticato come infermo di mente, nel 2009 ha subito una misura di Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per aver commesso alcune violazioni al Codice della Strada. Trasferito nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania, è stato immediatamente legato con cinghie ai polsi e alle caviglie ad un letto di contenzione. Qui è rimasto “imprigionato” per oltre 82 ore, fino a quando morirà. Nel corso di questo tempo infinito, e di questa infinita agonia, una telecamera collocata nel reparto, ha ripreso l’intero svolgimento dei fatti. Si tratta di immagini durissime che preferiamo non pubblicare su questo sito. E’ possibile vedere il video sul sito de ‘L’Espresso‘, che lo ha pubblicato con il consenso attivo dei familiari di Mastrogiovanni e su iniziativa dell’associazione di Manconi. Una denuncia pubblica perché su questa vicenda sia fatta piena luce e perché casi del genere non si ripetano mai più.
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Care amiche e cari amici,
su richiesta dei familiari di Francesco Mastrogiovanni, A Buon Diritto ha deciso di far conoscere uno dei documenti più strazianti e più “istruttivi” sulla privazione della libertà nel nostro paese. Qui non si parla di carceri, né di Centri di identificazione e di espulsione e nemmeno di caserme, bensì di un luogo civilissimo come dovrebbe essere – come tutti ci aspettiamo che sia – un ospedale. Ebbene, nei reparti psichiatrici di numerosi ospedali italiani si consuma tutt’ora – e si ripete da un secolo – una forma terribile e degradante di violenza nei confronti di pazienti inermi. Qualcosa di molto simile alla tortura. Ci riferiamo all’uso di quello strumento che è il letto di contenzione come mezzo di contenimento nei confronti di chi sia affetto da una qualche manifestazione di disagio mentale. Uno strumento che gli psichiatri, all’unanimità, considerano o inutilmente afflittivo e violento, e dunque da abbandonare, o da utilizzare solo ed esclusivamente in casi estremi, con precise regole e a tassative condizioni. Ciò non è avvenuto certo nel caso di Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare di 58 anni, mai diagnosticato come infermo di mente, ma con occasionali comportamenti che potevano apparire, agli occhi di qualcuno, “bizzarri”: e regolarmente occupato, apprezzato e stimato, in un’attività professionale assai delicata quale l’insegnamento in una scuola elementare. Per aver violato alcune regole del codice della strada, guidando la sua auto in una zona pedonale (ma anche sulla veridicità di questo episodio esistono forti dubbi), Mastrogiovanni subisce una misura di Trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Trasferito nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania, il 31 luglio 2009, viene immediatamente legato – con cinghie ai polsi e alle caviglie – a un letto di contenzione. Qui rimarrà “imprigionato” per oltre 82 ore, fino a quando morirà. Nel corso di questo tempo infinito, e di questa infinita agonia, una telecamera collocata nel reparto, riprende l’intero svolgimento dei fatti: il progressivo deperire di Mastrogiovanni, tenuto per quasi 4 giorni senza cibo né acqua, senza alcuna assistenza terapeutica e nell’indifferenza di almeno 18 tra infermieri e medici, che non muovono un dito, non offrono aiuto, non prestano soccorso. Il processo per i rinviati a giudizio (medici e infermieri accusati di sequestro di persona, falso ideologico e morte come conseguenza di altro delitto) è in corso e domani, 2 ottobre, inizierà la requisitoria del pubblico ministero. Osservatori e familiari sono fortemente preoccupati, allarmati per come è andato il processo finora e timorosi che il suo esito allontani, piuttosto che avvicinare, la verità. Da qui la decisione – assai difficile e sofferta – di far conoscere quel terribile documento che testimonia, minuto dopo minuto, il compiersi di una agonia. E’ una visione a tratti intollerabile ma, ancor prima e ancor più, è intollerabile che quella agonia sia stata determinata da scelte amministrative e sanitarie, compiute da persone in carne e ossa, e non certo volute dal caso o da una imponderabile disgrazia.
Che almeno si sappia.
Luigi Manconi
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