Alla base di tutto c’è l’articolo 15 del decreto “Milleproroghe” che nel titolo recita: “Disposizioni per la salvaguardia di Venezia”. Già, tutela non solo “ambientale”, ma dell’incolumità finanziaria della città. Insomma, nessuna “rottura” (in senso lato) del “patto di stabilità”. E per il sindaco Giorgio Orsoni è un sospiro di sollievo. «É un provvedimento concordato con il ministero dell’Economia – ha sottolineato il primo cittadino al termine della giunta – che elimina anche la più lontana ipotesi di “sanzioni” ai danni del Comune contro una presunta analisi di “sforamento” del patto di stabilità. Va chiarito fin da subito che, erroneamente da quanto è stato riportato dai giornali, non si tratta di una norma “salva Venezia”, quindi di un “regalo” fatto dal Governo, ma il riconoscimento di una politica finanziaria sana e che non ha bisogno di “provvidenze” a fronte di un ipotetico “default” che qualcuno ha cercato di far passare, ma che in realtà non esiste».
Insomma, Ca’ Farsetti, pur in tempi di “vacche magre”, può in qualche modo allontanare le campane a morto, ribadendo una linea di programmazione finanziaria ottenendo la “grazia” da parte di Letta & Co. Di conseguenza non vi sarà alcun pagamento all’Erario dei “famosi” 40 milioni di euro e tantomeno il blocco delle assunzioni a termine che avrebbe condizionato non poco la “macchina comunale” nel 2014. «Va detto altresì – ha aggiunto il sindaco – che vi sarà un minor trasferimento di fondi da parte dello Stato (14 milioni di euro in meno), ma il contraccolpo sarà assorbito dall’avvio della privatizzazione del Casinò. Oltre a questo va aggiunta la riduzione del 30 per cento negli emolumenti del sindaco (attualmente poco più di 5000 mila euro netti); degli assessori (2500 euro) e dei consiglieri comunali (50 euro). A questo va aggiunta una riduzione delle spese ordinarie. Tutto andrà a completamento, Casinò compreso, entro la prima metà del 2014». E poi la questione meramente politica che ha portato all’articolo 15 sul decreto Milleproroghe.
«Va sottolineata – aggiunge Orsoni – la collaborazione offerta dal sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, ma anche dei parlamentari veneziani, in particolare Michele Mognato, Andrea Martella e Giorgio Santini». C’è poi l’intera operazione dell’ospedale al Mare nel carnet dell’Amministrazione comunale. In pratica, nel giro di pochi anni, si è passati dall’ipotesi Est Capital, frutto di contenziosi e polemiche a quella del passaggio di proprietà alla Cassa Depositi e Prestiti, e di mezzo è stato liquidato anche il commissario straordinario. «Già – sottolinea il sindaco – grazie a questa operazione abbiamo incamerato 50 milioni di euro. É questo un altro segnale importante. E proprio sulla base di questo è indispensabile ribadire la linea del rigore e della stablità di bilancio». Ma non è tutto. Ancora aperti ci sono i nodi legati alla richiesta (finora inevasa) di una riunione del Comitatone rivolta al presidente Letta nei giorni scorsi: «Finora non ho avuto risposta da Palazzo Chigi – ammette Orsoni – ma penso che nei primi giorni del 2014 se ne riparlerà. Su questo abbiamo trovato un terreno comune anche con molti parlamentari (Casson e altri) anche per una revisione della Legge speciale, con un testo condiviso che preveda forme di finanziamento e il riordino delle competenze in àmbito lagunare. Indispensabile sarà anche l’evolversi dell’iter sulla città metropolitana. E non vi è alcuna “dote” da parte della Provincia che, cessando di esistere, consentirà una nuova organizzazione dove Venezia non fagociterà nessuno, ma diventerà un’istituzione unica per tutti, compresi quei sindaci che storcono il naso, ma che devono capire che il mondo va avanti».
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