Dopo la maratona del processo breve arriva in Parlamento la manovra economica. Le nuove regole della gpvernance europea, in vigore da quest’anno – il semestre europeo – obbligano i Governi a presentare entro Aprile (sulla base delle indicazioni contenute in un documento: “l’Analisi annuale della crescita” , inviato dalla U.E. a fine gennaio) il “Piano Nazionale delle Riforme”, che deve contenere le linee di politica economica dei singoli Stati membri. Già la terminologia utilizzata: “crescita” e “riforme” indica chiaramente il salto di qualità richiesto. Soffocata dalle devianti priorità della maggioranza e dai ritardi del ministero dell’economia, che solo due giorni fa ha portato il PNR in Consiglio dei Ministri, questa importante discussione Parlamentare si concluderà, purtroppo, nel giro di una settimana. E’ un peccato, perché questo appuntamento, che sostituisce il vecchio Dpef, costituisce il cuore della strategia economica del nostro Paese. Le indicazioni della U.E. sono chiare: risanare la finanza pubblica, accelerare la crescita! Sono due facce dello stesso problema, non scindibili tra loro. L’Italia a che punto è? E sta facendo le scelte giuste? A sole 24 ore dal varo del PNR i dati sulla inflazione record e sulla crisi dei consumi ci confermano le difficoltà nelle quali si muove il nostro Paese. Che senso ha continuare a sottovalutare la crisi, eluderla, addolcire la pillola, come continua a fare il governo italiano? L’ammissione della crisi, dopo tre anni di illusione ottica, c’è; ma viene subito, nei documenti preparati da Tremonti, esorcizzata con la esaltazione delle scelte fatte (in verità, più annunciate che realizzate), mentre scarse sono le nuove opzioni strategiche. Clamoroso, in tal senso è il capitolo energia. Mentre il PNR, preparato nell’autunno scorso, affidava tutta la crescita alla scelta nucleare; ora, a seguito dei noti problemi in Giappone, che hanno portato, giustamente, il Governo a sospendere il piano, l’opzione nucleare è scomparsa (e, forse, ben più che per un anno!), ma non è sostituita da un piano energetico alternativo, o, quantomeno, provvisorio, in grado di fronteggiare i fabbisogni. Sicché, se, fino a poche settimane fa, senza il nucleare non era possibile far crescere l’economia italiana, adesso sembra che essa possa svilupparsi addirittura senza energia!
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