VENEZIA Chiamiamoli tagli, riduzione dei finanziamenti, contrazione dei fondi. Il concetto non cambia. E anche se il Governo ha deciso nel Def (documento di economia e finanza) che non ci saranno nuovi tagli negli esercizi 2016 e 2017 è il 2015 a preoccupare i Comuni e le (ex) Province. Dopo l’incontro con Matteo Renzi si sono alzate le voci di disaccordo di tutti i sindaci veneti e venerdì è stata la volta anche del commissario straordinario della provincia di Venezia, Cesare Castelli. «Farò comprare dei cappelli per fare l’elemosina, ammesso che non ci decurtino anche quelli», ha detto al convegno «La città metropolitana veneta», organizzata dalla federazione degli Ordini degli ingegneri del Veneto. «Come si fa a dare dei servizi ai cittadini senza avere le risorse necessarie per farlo? – ha continuato – La provincia sta andando avanti comunque, finché non partirà la città metropolitana, certo è che in queste condizioni..». Un rimbrotto, il suo, condiviso il giorno prima da molti sindaci del territorio o dai commissari prefettizi (a Venezia si prevede un taglio di 17,7 milioni da sommare ai 18 di penalizzazione per lo sforamento del patto di stabilità). «Su questo punto il governo sta lavorando a un decreto legge – ha spiegato però Pierpaolo Baretta, sottosegretario al Mef – è chiaro che questi problemi verranno meno solo con il superamento del patto e l’avvento della local tax e dei fabbisogni standard. In questo momento stiamo studiando una proposta che discuteremo a breve nei prossimi giorni nella conferenza Statocittà, che ci permetterà di tenere conto almeno in parte dei suggerimenti degli enti locali». Baretta ha spiegato che qualcosa è già stato fatto, a partire dall’allentamento del 60 per cento del patto di stabilità, che permette ai comuni di investire in parte i fondi a disposizione. «Venezia è una situazione a sé – ha continuato il sottosegretario – abbiamo già fatto un intervento particolare, ottenendo un allentamento delle sanzioni. Ora stiamo studiando una proposta che risponderà ad alcune delle domande dei sindaci».
Di passi da fare, insomma, ce ne sono ancora molti. E lo stesso vale per la definizione delle competenze della città metropolitana del futuro. «Finora si è poco pianificato e poco progettato – dice Alessandra Moretti, in corsa alle regionali del Veneto con il centrosinistra – la città metropolitana è un’ottima opportunità, apre alla competitività e alle risorse europee che potrebbero arrivare di conseguenza: bisogna solo avere coraggio». «Vorremmo che la città metropolitana fosse definita dai cittadini – dice invece Jacopo Berti, candidato del M5S alla regione – la direzione dev’essere presa da chi vive nel territorio ripensando le strutture, in particolare le infrastrutture, in modo adeguato, investendo in opere che servano realmente ai cittadini».
A. D’Este
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