VENEZIA «Non è corretto parlare ora di esuberi. Ci sono due mesi per presentare il piano industriale, sarà quello il caposaldo del rilancio e, in base a quello che conterrà, si potranno fare le valutazioni». Il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta tiene a puntualizzare che le sue valutazioni non suonano come una critica alle parole di Gianni Mion, ma la sostanza del suo intervento contrasta comunque con le valutazioni del presidente della Popolare di Vicenza, che nei giorni scorsi ha parlato di esuberi «fino a 1500 posti». Baretta giudica la prospettiva di una fusione tra l’istituto berico e Veneto Banca come «plausibile, alla luce della difficile situazione che entrambi gli istituti stanno vivendo e del fatto di avere il medesimo azionista di riferimento (il fondo Atlante, ndr). Ma invita a non affrettare le tappe prima di arrivare a conclusioni sul fronte occupazionale: «Bisogna essere consapevoli che l’eventuale aggregazione porterebbe alla ricerca di risparmi, con il superamento di sovrapposizioni e ridondanze, ma è sbagliato precorrere le tappe», spiega al nostro giornale. «Decisioni così importanti – aggiunge – dovranno essere calate alla luce del nuovo piano industriale che dovrà indicare gli assi del definitivo rilancio della Popolare di Vicenza». Detto che le uscite indicate nel piano Bpvi saranno sicuramente “importanti”, secondo Baretta vi sono le condizioni per una gestione della vicenda «senza traumi». Il sottosegretario veneto all’Economia ricorda che «esiste un Fondo Esuberi nell’ambito bancario che potrà aiutare a gestire una parte del problema». Anche se, proprio su questo fronte, sono state espresse riserve dal fronte sindacale, dati i tanti fronti aperti, a cominciare da Mps (2600 gli esuberi previsti dal nuovo piano, con una forte concentrazione tra il Centro Italia e il Nordest, frutto anche della tradizione di Antonveneta). «Ma il Governo dal prossimo anno metterà in campo stanziamenti aggiuntivi proprio per affrontare l’emergenza occupazionale nel settore», ricorda Baretta. Il riferimento è alla Legge di Bilancio che ieri ha ricevuto l’avallo del Presidente della Repubblica, che prevede una dotazione aggiuntiva per il Fondo Esuberi nell’ordine di 600 milioni di euro in un triennio. Somme su cui qualche analista ha storto il naso, temendo riserve di Bruxelles contro un provvedimento rivolto a una sola categoria di lavoratori. Ma i dubbi sono stati fugati dalle spiegazioni fornite dallo stesso Mef ai tecnici europei: non si tratta di un “regalo” ai bancari, ma di somme pagate dagli istituti di credito all’Inps negli anni passati e non utilizzate, dato che finora il settore ha saputo trovare in proprio le risorse per gestire gli esuberi. «Non è escluso che il dibattito parlamentare porterà a un rafforzamento di questa dote», commenta in proposito Federico Ginato, deputato del Pd e componente sia della commissione Bilancio, che di quella Finanza della Camera, «Nei prossimi giorni convocheremo sia i vertici dell’istituto berico, che le rappresentanze sindacali per studiare una gestione degli esuberi in modo che sia meno traumatica possibile», spiega «occorre evitare che, dopo i danni prodotti dalle vecchie gestioni della banca al territorio, si aggiungano nuove pene per i dipendenti e le loro famiglie».
Scrivi un commento