“La rivoluzione elettorale anche in Veneto, come in Italia, apre una nuova stagione politica. Il blocco di potere Pdl-Lega, che ha retto il Veneto per 20 anni, è crollato e appare privo di qualsiasi prospettiva di ripresa. Il dissenso ed il malcontento diffuso sono stati intercettati dal Movimento 5 Stelle, senza però che questo sia stato in grado di proporre un programma politico di governo. Purtroppo noi non siamo riusciti a dare una convincente risposta a queste novità. Non allarghiamo il nostro consenso pur essendo stati gli unici ad aver proposto un programma concreto e misurabile.
Apriamo dunque anche nella nostra regione una riflessione profonda, che vada oltre il risultato elettorale: quale futuro dare alla gente e alle famiglie in difficoltà, alle imprese strozzate e ai Comuni bloccati. Bisogna ripartire da qui, in Veneto come a Roma, con un piano di riforme immediate, sia politiche (come la legge elettorale), sia economiche e sociali. Questa è l’unica vera risposta all’ingovernabilità. Nonostante i limiti della situazione e le difficoltà, per il Pd non ci possono essere alibi o scuse. Dobbiamo rispondere alla doppia domanda di chi ci ha votato e di chi non lo ha fatto perché ci chiedeva più coraggio. Parlare a tutto l’elettorato e non cedere ad accordi di comodo è la vera novità che dobbiamo imparare dall’esito di questo voto”.
Al di là dello shock iniziale, credo che il PD abbia davanti a se una grande opportunità storica. Con la maggioranza assoluta alla Camera e con un accordo su temi specifici col M5S al Senato, sarà possibile votare quelle leggi fondamentali di cui ha bisogno l’Italia per recuperare la credibilità da parte dei suoi cittadini: una serie legge anti-corruzione; una serie legge sul conflitto di interessi; la drastica riduzione delle spese militari; l’introduzione della class action; il divieto al cumulo delle cariche elettive; l’incompatibilità dei condannati; e magari anche l’abolizione delle Province, oltre a una efficace legge elettorale. Tutti temi che guardano alla “moralità pubblica” citata da Bersani e che il M5S non può non votare se vuole essere coerente col proprio programma.