VENEZIA Nessun intervento del governo fino all’arrivo del nuovo sindaco. Per i prossimi due mesi non sarà approvato alcun piano di rientro finanziario. «Quello proposto dal commissario non è completo, se ne deve occupare la prossima amministrazione», ha spiegato ieri il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta a margine dei lavori del laboratorio politico «Per ripensare Venezia» alla Stazione Marittima. Venezia deve ha un buco di 56 milioni di euro che deve coprire per approvare il bilancio, e il commissario Vittorio Zappalorto ha chiesto al governo di predisporre una norma specifica che aiuti Ca’ Farsetti a sistemare i conti permettendo di usare fondi vincolati, come ad esempio la tassa di soggiorno, per altri scopi che non siano, in questo caso, il turismo. «In passato c’erano flussi di fondi statali e si è pensato che continuassero ad esserci, ma soldi pubblici non ci sono più ed è tempo di cambiare registro: servono contenuti e progetti e va trovato il modo di tenere insieme passato e futuro, salvaguardia e sviluppo», ha spiegato il sottosegretario. Nel frattempo sul piano del commissario l’esecutivo si è preso tempo per valutare i documenti del commissario e trovare una soluzione che possa aiutare il Comune. A chiarire la situazione, il sottosegretario veneziano: «Innanzitutto, il prossimo sindaco dovrà predisporre un piano di rientro triennale — ha detto — che si deve incardinare su tre punti: riorganizzazione dei servizi alla persona, che non significa tagliare o ridurre ma rivederli, va riorganizzato poi il lavoro e il personale della macchina amministrative e da ultimo le società partecipate». Le aziende del Comune sono uno dei tanti nervi scoperti già finite nel mirino dei candidati sindaco: fatto salvo Veritas, non ce n’è praticamente nessuna che goda di buona salute con bilanci in pareggio (Actv lo chiuderà quest’anno alla pari dopo molto tempo che non lo faceva). La crisi più grave è al Casinò, per cui Baretta ha un’idea finora ancora non elaborata. «Tutte le case da gioco del Paese sono in grave crisi — ha spiegato —. A mio avviso lo Stato deve intervenire e studiare tutte le ipotesi per sistemarle prima che partano privatizzazioni in capo ai singoli Comuni». Il modello proposto richiama quanto già avviene in altre realtà estere, dove non esiste il concetto di casinò municipale ma ci sono grandi società, alcune anche a totale o parziale partecipazione statale, che ne detengono il monopolio o ne gestiscono diversi, generando economie di scala e mettendo in campo strategie industriali e di marketing comuni. Esempi sono rappresentati dall’Austria, o anche dall’Olanda o dalla Slovenia. Questo potrebbe portare anche all’apertura di nuove filiali anche in altre regioni: proprio in questi giorni c’è stata la presentazione di un nuovo disegno di legge in Senato.
Gloria Bertasi
Scrivi un commento