VENEZIA — Prima il Contorta, oggi la Tav. E’ la seconda volta che il governo Renzi prende decisioni nel vuoto politico della città su temi annosi e spinosi dei quali per anni si è solo parlato. E adesso, proprio adesso, si decide. «Grandi navi, alta velocità, il degrado a Venezia, la sicurezza a Mestre: è come se si fosse tolto un coperchio ed emergessero una serie di problemi che si stanno addensando in una agenda fitta- riflette il sottosegretario Pier Paolo Baretta – Si stanno accumulando tutte le contraddizioni e le difficoltà e c’è come la sensazione di non poter fare niente perche siamo sotto commissario». Passi la prima decisione su una grande opera ma siamo già alla seconda. E poi c’è anche la questione dei tagli agli stipendi dei dipendenti comunali che ha innescato il più affollato e partecipato sciopero nel pubblico impiego degli ultimi vent’anni a Venezia. Segno che l’assenza della politica pesa. «Quindi l’appello di Gianfranco Bettin affinché a Venezia si voti presto per il sindaco va valutato seriamente: la politica veneziana deve prendere mano il suo destino – incoraggia Baretta – Io ero per votare alla scadenza naturale per dare tempo alla città di riprendersi dopo la batosta del Mose. Ma constato che l’agenda dei problemi si infittisce ogni giorno». Il lavoro del commissario Vittorio Zappalorto è «prezioso e importantissimo» ma ci sono risposte che «solo la politica può dare». La questione dei tagli agli stipendi dei comunali, ad esempio. Di fatto, la trattativa tra commissario e sindacati si è arenata prima ancora di partire prendendo la piega di un braccio di ferro tra il prefetto e i dirigenti da una parte, e la Rsu dall’altra. «Auspico si apra un tavolo di confronto. Ma ci sono risposte che solo la politica può dare, penso ad esempio il Casinò». Ora che è nel mirino del commissario alla spending review Carlo Cottarelli, chi deciderà cosa farne? «Non è che siccome manca il consiglio comunale, manchi la politica – conclude – Riflettiamo se anticipare il voto a novembre. Ma se scegliamo di non farlo, la politica deve cercare un’interlocuzione col commissario».
Monica Zicchiero
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