Baretta: «Con i cinesi la nuova via della seta» (il Gazzettino)

2015-05-03_09.34.42Indietro nel futuro. Con Venezia che riparte dalla Cina, come ai tempi di Marco Polo. «Ho in testa il Fondaco dei cinesi e penso a Venezia come luogo di incontro di culture e di commerci. È quella “nuova via della seta” che gli stessi cinesi stanno cercando. Non a caso sono presenti in forze qui a Venezia dove possiamo offrire ferrovie e porto, aeroporto e arte, cultura e gastronomia, insomma il meglio del made in Italy per cui vanno pazzi». Così il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta che ieri si è incontrato con Giuseppe Mattiazzo, ammninistratore delegato di Expo Venice, e Tommaso Santini, ad di Condotte. Sono stati Mattiazzo e Santini i primi a capire, più di un anno fa, che l’Expo era il punto di svolta per il futuro di Venezia. E insieme a Baretta sono riusciti a portare qui i cinesi, che hanno occupato 1.500 metri quadri del padiglione del Vega che oggi sarà inaugurato dal premier Matteo Renzi. «Ma, soprattutto, i cinesi sono arrivati con una lettera che, nel momento in cui invita ufficialmente il sottosegretario Baretta in Cina, promuove il Fondo cinese per la nuova via della seta», spiega Giuseppe Mattiazzo. Che cosa significa? Che i cinesi sono pronti ad investire un centinaio di milioni di euro sul made in Italy. «A partire da Venezia. Che ha la sua grande occasione di riaprire un canale privilegiato con l’Oriente – spiega Pier Paolo Baretta – E per far questo non sono tanto importanti i soldi, quanto le idee, i progetti. È esattamente quel che abbiamo fatto con questo progetto di Expo a Venezia, unico evento collaterale dell’Expo milanese. Qui abbiamo dato tutto il supporto possibile ed immaginabile, senza offrire finanziamenti governativi. Ma basta dire che ci sono quattro ministeri presenti e cioè Lavoro, Ambiente, Agricoltura e Lavori pubblici per testimoniare l’attenzione che abbiamo per questo progetto». E poi c’è Renzi. È stato proprio Baretta a convincere il presidente del consiglio dei ministri a venire ad inaugurare il padiglione di Aquae. Ma Venezia e il Veneto sono all’altezza della scommessa? Mancano le infrastrutture, mancano gli investimenti pubblici… «Ma non è vero. La linea indicata dal neo ministro ai Lavori pubblici, Graziano Del Rio, è chiara: si realizzano solo opere finalizzate a progetti. Come questa del padiglione del Vega, con l’Expo che diventa vetrina e promozione». Su Venezia Pier Paolo Baretta pensa che sia arrivato il momento di dare il via a tre grandi progetti. Il primo relativo ad Arsenale, Certosa, Forte Sant’Andrea e Lido. Il secondo che mette insieme Forte Marghera, via Torino, Vega ed Expo, il terzo relativo al Quadrante di Tessera. «Sono i tre motori che servono a Venezia per guardare al futuro. L’Expo è la grande occasione che innesca il processo, il catalizzatore di risorse». Per il padiglione dell’Expo a Venezia è successo esattamente questo. I “motori” sono stati Baretta per il Governo, Santini per Condotte, che ha investito oltre 30 milioni di euro per il Padiglione ed Expo Venice con Mattiazzo. Poi sono arrivati i cinesi e il Fondo che vuole investire sulla Nuova via della seta. «Solo così Venezia può pensare di non restare prigioniera della mono-cultura turistica. Certo, anche il turismo va ripensato e credo sia arrivato il momento di istituire un ticket importante per tutte le città d’arte. Come faremo? Trasformando in zone museali alcune parti di città così ad esempio per entrare in piazza San Marco si pagherà il biglietto. Ormai i tempi sono maturi e la creazione dei Comuni metropolitani mette tutte le città d’arte nelle condizioni di poter mettere a punto i dettagli di questa proposta della creazione delle aree museali». 
2015-05-03T09:38:42+02:00 3 Maggio 2015|In evidenza, News, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

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