La nascita della città metropolitana di Venezia slitterà di sei mesi, a dopo le elezioni comunali che, quasi sicuramente, si terranno a marzo insieme alle Regionali. Ma si farà, questo è certo. O almeno ne sono certi il ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta ed il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, che ieri a Preganziol hanno incontrato i sindaci del Trevigiano (ambasciatrice la deputata del Pd Floriana Casellato) per fare il punto sulle riforme che riguardano gli assetti istituzionali dello Stato e delle autonomie locali. «Tutte le opinioni devono essere rispettate – ha detto Lanzetta – ma l’avvio delle città metropolitane rientra in una legge approvata dal parlamento sicché, anche se non è facile, si va avanti. Ormai ci siamo. La Provincia, che non è in disfacimento ma in via di trasformazione, ne accompagnerà la nascita: la presidente uscente ed il commissario chiamato a reggere il Comune hanno tutti i poteri necessari per portare avanti il progetto ma visto ciò che è accaduto, sicuramente imprevisto, è in corso un dibattito all’interno delle forze politiche ed al governo sull’opportunità di far slittare la data della partenza a dopo le elezioni. Questo per il bene della stessa Venezia, visto che per il nuovo soggetto istituzionale andrà scritto uno statuto con alcune specificità, un lavoro particolarmente delicato». Un aspetto, questo della diversità tra le dieci città metropolitane, su cui Lanzetta ha insistito molto: «E’ evidente che Venezia non è Bari, per cui al di là delle scadenze i singoli statuti dovranno tener conto delle peculiarità di ciascuna realtà. Vogliamo una città metropolitana fatta di contenuti, non di leggi stratificate l’una sopra le altre. I ministeri stanno avanzando le loro proposte sulla ripartizione delle deleghe tra lo Stato, le Regioni e i Comuni, un processo che contiamo di chiudere entro luglio, anche con contributi dal territorio». Insomma, nonostante il nuovo affondo del governatore Luca Zaia («Questa non è democrazia, ci batteremo alla Consulta contro una legge illegittima ed offensiva per milioni di cittadini») l’iter della città metropolitana va avanti a tappe forzate. Quanto alle tempistiche, fonti governative parlano del primo luglio (anziché il primo gennaio), ossia dopo le elezioni di primavera. Si allontana l’ipotesi della chiamata alle urne anticipata ad ottobre, insieme alla Calabria.
E’ convinto che sia stato superato il «punto di non ritorno» sull’argomento anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta («Dobbiamo fare la città metropolitana e forse non ci si dovrebbe neppure fermare ai limiti previsti dalla legge. Per quel che mi riguarda si deve continuare a credere nel progetto della PaTreVe») che ha poi approfondito il tema, particolarmente caro ai sindaci, delle risorse. «In due anni sarà superato il Patto di stabilità, grazie anche all’entrata in vigore dell’obbligo del pareggio di bilancio. Questo ci consentirà di liberare risorse importanti nei Comuni, da destinare agli investimenti, e non alla spesa corrente, ed io ho già proposto al ministro Padoan di anticipare i tempi avviando una sperimentazione in tutte le città metropolitane ed in cinque Regioni benchmark , tra cui il Veneto. Il secondo step sarà la presentazione dei primi costi standard predisposti dalla Sose (si parla del 16 luglio, ndr .). Il terzo step, da affrontare superando l’alibi delle elezioni, è quello del pasticcio della tassazione sugli immobili. Dobbiamo smetterla di restare a bagnomaria tra federalismo e Stato centrale, dobbiamo chiarire quali tasse spettano in toto agli enti locali, e io penso che debbano essere quelle sugli immobili, commerciali compresi, e quali invece allo Stato, ed io credo che tocchi all’Irpef. Questo per chiarire le idee ai cittadini e responsabilizzare i gestori delle relative risorse». Durante l’incontro, che ha visto anche momenti di «acceso dibattito» (il sindaco di Vidor Albino Cordiali, civico-leghista, ha attaccato: «Manteniamo uno Stato disgraziata e oppressore. I capannoni sono chiusi e voi ci chiedete di tassarli con l’Imu»; quello democrat di Silea, Silvano Piazza, ha rincarato: «Chi mantiene gli altri, come noi, merita rispetto. E’ uno Stato equo quello che si prende da me il 100% delle tasse e lascia che altri si tengano il 100%?»; l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan ha stilettato: «Il leone veneto non va d’accodo col gattopardo romano, dimostrate con le riforme che questo Stato non è lontano e ostile») il ministro Lanzetta, peraltro ex sindaco antimafia di Monasterace, ha annunciato di voler investire pesantemente con i fondi Ue sulle Unioni dei Comuni. Quanto alla legge istitutiva del referendum per l’indipendenza ha commentato lapidaria: «Quando sarà il momento gli uffici legislativi del mio ministero valuteranno con la massima serietà se impugnarla o meno».
Marco Bonet
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