Care ragazze e cari ragazzi, che vi accingete ad una sfida sportiva in questa giornata di memoria e riscatto.
Qualcuno di voi avrà visto e ricorderà certamente il film “Mission”, che racconta la tragica storia di indipendenza di un popolo. Ebbene, al termine, uno dei protagonisti, di fronte alla carneficina inutile alla quale assiste – la “inutile strage”, potremo dire – conseguente anche al fallimento dei suoi troppo blandì tentativi di trovare una pacifica soluzione al conflitto, citando Cicerone, dice: “I morti sopravvivono nella memoria dei vivi”. Oggi, qui, celebriamo quella memoria, lontana ma tuttora viva in noi, per quel che ci ha lasciato di insegnamento e di esempio.
Dobbiamo, perciò, riscoprire e valorizzare, attualizzare, il senso del “sacrificio” che le precedenti generazioni hanno compiuto per realizzare la nostra comunità nazionale, la patria, la nazione, la sua unità; ma, innanzi tutto, per consentire a noi di vivere in pace ed in libertà.
Di questo siamo grati ai nostri nonni, ai vostri bisnonni; se non addirittura, per qualcuno, trisavoli… Antenati, dunque; ma non così lontani da dimenticarcene.
Oggi, infatti, ricordiamo la guerra, onoriamo la vittoria, ma celebriamo la pace.
Fu uno scontro fratricida, consumato nel cuore d’Europa e che lasciò il Vecchio continente con ferite profonde, che solo pochi anni più tardi sarebbero sfociate nel Fascismo, nel Nazismo, nel Franchismo e in un nuovo vortice fratricida. Ci vollero altri morti per trovare la pace e la libertà in Europa e per unificarla.
Ecco perchè l’Europa, cari amici, cari giovani, deve restare, per noi, punto di riferimento del nostro, del vostro, futuro; la vogliamo cambiare, la vogliamo migliore, ma la vogliamo: unita ed in pace.
In questi luoghi, tra queste montagne, esattamente un secolo fa, si consumava una tragedia non solo militare, ma nazionale, di identità e di valori. Una tragedia, la sconfitta di Caporetto, che sembrava irreversibile per le sorti dell’Italia. Ma non fu così; il coraggio di un popolo, la determinazione e la caparbietà delle nostre donne e dei nostri uomini, un mutato atteggiamento generale del Paese, ci consentì di uscire dalla crisi, che si trasformò, rapidamente, in una riscossa.
Ma la strada per Vittorio Veneto inizia a Caporetto. Non fu una tragedia necessaria, ma servì da presa di coscienza, da voglia di riscatto. Da Caporetto a Vittorio Veneto, come dimostrano recenti letture storiche, ci fu quella che si definisce “Guerra totale”: un intero Paese decise di combattere, non solo per sconfiggere il nemico, ma per fare in modo che la Nazione – quella Nazione che aveva, finalmente, trovato la sua unità solo pochi decenni prima, con altri sacrifici ed altrettanti entusiasmi – non si disgregasse.
Fu vittoria militare – decisiva peraltro nella capacità del nuovo stato Maggiore nel motivare e riorganizzare le truppe, ma non solo, fu una vittoria di popolo.
La Grande Storia è fatta di grandi scelte e di piccoli frammenti, di episodi marginali ed eventi eccezionali, procede per onde lunghe e punti di rottura. Un insieme di dettagli, di tessere singole di uomini e donne che nel loro racconto individuale e corale sono in grado di cambiare i destini di una Nazione, di un popolo.
Ecco perché spetta a tutti noi, ogni giorno, in ogni nostro comportamento; anche attraverso manifestazioni sportive come quella di questa mattina, spetta il compito, con i nostri gesti e le nostre azioni quotidiane, di fare in modo che la pace, la convivenza, il dialogo, la solidarietà, prevalgano sulla violenza, sull’odio, sul conflitto, sull’egoismo.
Solo così saremo degni eredi di quel sacrificio che vivrà, dunque, non solo nella nostra memoria, ma nella nostra vita.
Buona giornata e buona corsa a tutti.
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