Baretta a Vittorio Veneto per il 4 novembre: “La grande storia è composta dalle storie di uomini e donne, che insieme possono cambiare le sorti di una Nazione”

Signor Sindaco, Autorità civili, militari e religiose; cari cittadini,

È stato detto che : “I morti sopravvivono nella memoria dei vivi”. Oggi siamo qui per ricordare i molti, donne e uomini, soldati e civili, che in queste terre, tra queste valli e montagne, hanno combattuto; sono morti, per la Patria, per la libertà.

Li ricordiamo e teniamo in vita, con la nostra memoria, il loro sacrificio; affinchè possiamo rafforzare, in noi, il senso del nostro stare insieme come popolo, per consolidare la nostra identità nazionale.

Affinchè la pace, la convivenza, il dialogo, la solidarietà siano più forti della violenza, dell’odio, dei conflitti e dell’egoismo. Sono i Valori della nostra Costituzione, ma che mai dobbiamo dare per scontati.

Ce lo ricordano ogni giorno i nostri militari, le nostre forze di polizia, impegnati nelle missioni di pace nel mondo; nelle strade dei nostri quartieri, fuori dalle stazioni ferroviarie e della metropolitana, nell’operazione Strade sicure, a garanzia della nostra incolumità contro la minaccia terroristica; in mare nel salvataggio di tante vite umane. Di tutto ciò, del loro impegno costante che ci rassicura, ringraziamo ed onoriamo le Forze Armate, i corpi di polizia e con loro i molti, moltissimi nel nostro Veneto, volontari civili che li aiutano.

Oggi, qui, come ogni 4 novembre, da cento anni a questa parte, ricordiamo la fine, vittoriosa, di una guerra sanguinosa; iniziata per essere rapida è diventata lunga, troppo lunga; voluta o subita da una miopia politica che portò, in pochi mesi, per un succedersi di avvenimenti incontrollati, un continente in pace a trascinare se stesso ed il mondo intero in uno scontro fratricida, consumato nel cuore d’Europa e che lasciò il Vecchio continente con ferite profonde, che solo pochi anni più tardi sarebbero sfociate nei nazionalismi fascista e nazista e in un nuovo vortice fratricida.

Ci vollero altri morti, un altro tragico conflitto, per trovare la pace e  la libertà in Europa e per unificarla. Ma, proprio in questi giorni, di un secolo fa, in quel faticoso ottobre 1917, si consumava una tragedia non solo militare, ma nazionale, di identità e di valori: la sconfitta di Caporetto, che sembrava irreversibile per le sorti dell’Italia.

Ma non fu così; il coraggio di un popolo, la determinazione e la caparbietà delle nostre donne e dei nostri uomini, un mutato atteggiamento generale del Paese, ci consentì di uscire dalla crisi, che si trasformò, rapidamente, in una riscossa.

Un anno e poco più di 160 chilometri separano Caporetto da Vittorio Veneto. Nell’immaginario collettivo, due storie in antitesi: la tragedia e la vittoria, il tracollo e la rinascita. Ma la strada per Vittorio Veneto inizia a Caporetto. Non fu una tragedia necessaria. Ci furono troppi morti, troppe vite umane spezzate e sacrificate, troppa disorganizzazione, troppo scetticismo, troppi errori politici e militari. Ma, senza dubbio, servì da presa di coscienza, da voglia di ribellione e riscatto. Servì da risveglio, divenne catarsi.

Solo dopo Caporetto l’intera Nazione scese in Guerra, solo dopo Caporetto l’esercito si riprese e nacque la riscossa dalle sponde del Piave e sulle cime del Grappa che portò alla liberazione di Vittorio Veneto e a quella battaglia di dieci giorni che sancì la fine vittoriosa della Grande Guerra nel nostro Paese.

Da Caporetto a Vittorio Veneto, come dimostrano recenti letture storiche, ci fu quella che si definisce “Guerra totale”: un intero Paese decise di combattere, non solo per sconfiggere il nemico, ma per fare in modo che la Nazione – quella Nazione che aveva, finalmente, trovato la sua unità solo pochi decenni prima, con altri sacrifici ed altrettanti entusiasmi – non si disgregasse.

Fu vittoria militare – decisiva peraltro nella capacità del nuovo stato Maggiore nel motivare e riorganizzare le truppe – ma non solo: fu una vittoria di popolo. La Grande Storia è fatta di grandi scelte e di piccoli frammenti, di episodi marginali e di eventi eccezionali; procede per onde lunghe e punti di rottura. Un insieme storie di uomini e donne che nel loro racconto individuale e corale sono in grado di cambiare i destini di una Nazione, di un popolo.

In questa dimensione, anche i gesti assumono un’importanza che va oltre il loro significato oggettivo. Le corone, i fiori che ogni anno depositiamo in tutti gli ottomila comuni italiani per ricordare i nostri morti sono il doveroso omaggio che lo Stato rende a quanti, tanti, hanno, col loro sacrificio, difeso, costruito e onorato l’Italia. E, ci hanno consentito di viverla liberi e di amarla.

La loro memoria è affidata a questi luoghi, che sono, al tempo stesso, simbolo e realtà; testimonianza e monito. Ciò è tanto più vero, qui, a Vittorio Veneto, che è stato il teatro, e il protagonista, della nostra rinascita nazionale.

Per questo, qui a Vittorio Veneto inizia oggi quel cammino che ci porterà, esattamente tra un anno, di nuovo qui, a celebrare solennemente l’anniversario della vittoria. E, con essa, la pace! La vittoria perché ci dà la forza di perseguire con coraggio i nostri obiettivi collettivi. La pace perché ci dà la speranza di un mondo migliore. Quel mondo migliore per il quale siamo chiamati ad impegnarci ogni giorno.

Viviamo, infatti, un periodo di forte incertezza, ma anche di grandi opportunità. Usciamo da una crisi economica che ha allentato legami sociali e rimesso in discussione i nostri livelli di benessere e le nostre certezze sociali ed accresciuto le disuguaglianze. Ma intravvediamo concreti segni di ripresa, di fiducia, di possibilità.

Sono sfide, impegni morali ed etici che la politica deve raccogliere cercando, attraverso la sua azione quotidiana, di ascoltare le domande di tutti, ma di affrontare, prima di tutto, i bisogni della fasce più deboli della popolazione. L’azione del Governo è costantemente impegnata nel superare le difficoltà di risorse, di strumenti, di impedimenti che ci rallentano.

Lo facciamo convinti che ci siano le condizioni per riuscirci. Perché le potenzialità e le opportunità di cui dispone l’Italia sono innumerevoli e dobbiamo metterle a frutto; perché l’intelligenza e la capacità di lavoro del nostro popolo è riconosciuta e va valorizzata. Oggi, come cento anni fa.

Solo così potremmo garantire ai nostri figli un futuro migliore. Solo così, nella nostra memoria e nel nostro impegno, possiamo chiamarci degni dei padri.
Solo così potremo onestamente proclamare quelle impegnative parole che, anche oggi, con sincera determinazione pronunciamo:

Viva il 4 novembre!
Viva la Repubblica!
Viva l’Italia

Ecco il video dell’evento, a cura di La Tenda TV: http://www.latendatv.it/index.php/categorie-video/24-speciali/1777-4-novembre

 

2017-11-04T21:13:31+01:00 4 Novembre 2017|Comunicati stampa, News, Notizie dal Veneto|

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