Nella mattinata di ieri, a Verona presso il Teatro SS. Trinità, il sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta ha partecipato alla presentazione dei Diari del periodo 1988 – 1994 di Bruno Trentin sindacalista, politico e partigiano italiano.
“Un libro straordinario – commenta Baretta – che mette in luce le contraddizioni di un periodo storico alle prese con la caduta del Muro, la globalizzazione e la modernizzazione; nel quale esplode la crisi della politica, della sinistra, e il sindacato stesso è posto innanzi a questa evidenza”.
“Un libro molto importate sia per chi non ha conosciuto Bruno Trentin, sia per chi, come me, ha avuto l’opportunità di frequentarlo – ha aggiunto –. In questo diario, infatti, si trovano conferme: innanzi tutto dello spessore culturale della sua persona compressa tra una leadership straordinariamente forte e coagulante, tale da oltrepassare i confini della propria organizzazione, e il faticoso procedere dell’ambizioso progetto riformatore che lo ispira”.
“Oltre alle conferme – ha proseguito -, in quest’opera si fanno delle scoperte: a partire da una sua acuta fragilità soggettiva. I passaggi della sua reiterata depressione fanno riflettere su un aspetto trascurato, ma decisivo: i dirigenti appaiono sempre agli occhi del mondo asettici, mentre dietro alla immagine pubblica c’è sempre la persona, coi suoi dolori e le sue gioie, con le sue delusioni e le speranze, coi lutti e gli amori. In Trentin tutto ció raggiunge una sensibilità elevata che condiziona l’intero suo approccio alla vita, almeno nel periodo considerato dai diari pubblicati. Basti pensare alla “estraneità” che egli … coltiva – come i suoi fiori – per tutelarsi dalle “miserie” quotidiane del sistema, che lui non tollerava, ma che lo porta ad una “noia” dalla quale nascono i giudizi umani impietosi e troppo spesso sbagliati”.
“Oltre all’aspetto umano, dai diari emerge il Trentin grande intellettuale e sindacalista – ha concluso –. Ed è importante notare come le fatiche soggettive non lo portino mai a mollare (anche se lo vorrebbe) ma a continuare sempre, infaticabile la propria responsabilità, vissuta come una missione. Ecco perché il libro ci consegna il compito di proseguire con la sua riflessione, rimasta incompiuta, e che sintetizzo in due grandi filoni: la rappresentanza economica e sociale del lavoro; dei diritti e della libertà “nel” e non “dal” lavoro; la democrazia, intesa come ruolo dello Stato e partecipazione dei cittadini in quanto tali ed in quanti lavoratori”.
All’incontro, organizzato da Cgil, Cisl e Uil di Verona, hanno preso parte anche il presidente della Fondazione Di Vittorio (FDV) Fulvio Fammoni, il presidente della Fondazione Bruno Buozzi, Giorgio Benvenuto. L’evento è stato introdotto dai Segretari Generali Cgil, Cisl e Uil Michele Corso, Massimo Castellani e Lucia Perina e coordinato da Francesco Lauria della Fondazione Tarantelli – Centro Studi Cisl.
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