Criteri di accesso, fonti di finanziamento e modalità di riconoscimento del reato. Sono questi i punti analizzati dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, nelle interviste con il Corriere Veneto e Il Messaggero sul Fondo per le vittime dei reati bancari.
I casi di crisi degli scorsi anni, come dimostrato da sentenze dei tribunali e dalle audizioni della Commissione d’inchiesta in questi giorni, hanno portato a galla casi di misselling da parte degli operatori finanziari. Nasce da qui la proposta, che conta anche su un emendamento parlamentare, presentato dal senatore Santini, di istituire un Fondo per risarcire coloro che sono rimasti vittime di truffe perpetrate dagli istituti di credito.
«Vedo tre strade (per accedere al fondo, ndr) e dovrebbero essere attivate tutte per evitare intasamenti dei tribunali – afferma Baretta sulle colonne del Corriere Veneto – la via giudiziale con rito accelerato, l’arbitrato di Anac e una commissione indipendente che potrebbe essere quella per l’educazione finanziaria, non Consob. Per i criteri, il Mifid (profilo di competenza e consapevolezza degli investitori, ndr) e il reddito, una sorta di Isee. L’importante è che venga riconosciuta l’ipotesi di reato bancario».
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