“C’è bisogno di aprire fase nuova nella politica e nel paese. L’attuale Governo, certamente figlio di una contraddizione, si prende in carico una situazione drammatica sul piano politico, ma anche su quello economico e sociale. È infatti evidente che la recessione è entrata nella vita quotidiana di ogni persona, portando con sè un pesante carico emotivo: assistiamo a scene di disperazione che ricordano il 1929, scene che pensavamo non sarebbero mai più tornate. Il Governo deve avere ben chiaro questo sfondo, alla luce del quale appare chiaro che la vera domanda non è quanto durerà l’esperienza Letta, ma se saprà dare le risposte che servono. Tutti noi siamo convinti che ci dobbiamo riuscire e in questo il ruolo del Pd è decisivo. L’alleanza con il Pdl è certamente congiunturale e destinata a terminare. Il Pdl affronta la vicenda del governo in chiave tattica, mentre per noi è la condizione per dare un’inderogabile risposta alla società. La questione politica che il Governo ha di fronte è chi detta l’agenda. Ci sono delle scadenze da rispettare: ieri abbiamo sospeso il pagamento dell’Imu, finanziato la cassa integrazione e prorogato il lavoro ai precari, da domani ci dobbiamo occupare dell’Iva e della proroga delle agevolazioni fiscali per la ristrutturazione delle abitazioni. Subito dopo ci attendono il piano giovani e la riforma del Patto di stabilità, per consentire ai comuni di intervenire in materia di dissesto idrogeologico, di manutenzione delle scuole, di pagamenti alle imprese. Tutto questo nel quadro dei vincoli europei: dobbiamo rimuovere la spada di Damocle della procedura di infrazione per eccesso di defit. Mentre facciamo questo, sappiamo che dobbiamo occuparci anche della riforma della legge elettorale, delle province… Ma questo programma, che definirei minimo ancorchè ambizioso, deve trovare nel Partito democratico un sostegno. Come possiamo, infatti, pensare di realizzarlo se per il Pd il Governo fosse vissuto non come un’opportunità ma come un impaccio, un ostacolo. È vero che questo Governo non è il “nostro’, nel senso che lo avremmo voluto diverso, ma è anche vero che nostro è il premier, che nostri sono molti ministri. Pur in presenza di molteplici errori e oggettive contraddizioni, abbiamo il più grande gruppo parlamentare della storia repubblicana e la guida di un governo politicamente e tecnicamente attrezzato. Approfittiamone, mettiamoci del nostro, anche le nostre critiche e osservazioni. Questo vale a Roma e anche in Veneto. Un Veneto che affronta la rivoluzione della sua rappresentanza politica con la crisi della Lega e del Pdl e con la novità del Movimento 5 stelle, ma con un Pd che non riesce a capitalizzare questi cambiamenti, mentre si avvicina la scadenza del voto. Anche l’azione del Governo deve rapportarsi con tutto ciò. Ecco perchè è urgente accompagnarla con un forte rilancio del Pd, con passione e con lucidità. Il criterio dell’ unità del partito, troppo spesso confusa con unanimismo sterile, non ci serve in questa fase. Ci serve chiarezza sulla linea politica e sull’ identità. Abbiamo bisogno di rinnovarci, non solo nell’età ma anche e soprattutto nella mentalità. Dobbiamo riflettere su che partito vogliamo: riformista europeo o uno radicato nell’antagonismo? E ancora, come ha detto Bersani al momento delle sue dimissioni, siamo un soggetto o un luogo politico? E infine, qual è il rapporto tra democrazia diretta e rappresentativa? Se da un lato la democrazia rappresentativa va riformata alla luce dei nuovi strumenti della comunicazione, è del tutto evidente che la democrazia diretta non è la migliore risposta ai bisogni di rappresentanza. Infine, la qualità del rinnovamento, che è urgente e ci obbliga a una visione più ampia. Nel Pd abbiamo bisogno di una stagione di intelligenze libere e costruttive, sulla base di contenuti ed esperienze politiche certe. Così aiuteremo a uscire dalle secche e dare una prospettiva alle nuove generazioni”.
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