VENEZIA «Ho proposto al governo un Patto per Venezia con un progetto strategico per la città che sappia guardare avanti, che parli una lingua sola, di lavoro, sviluppo, crescita, per garantire un futuro alla nostra città e ai nostri figli», ha detto ieri il sindaco Luigi Brugnaro all’inaugurazione della mostra al Museo Correr sui 50 anni dall’acqua alta che sommerse Venezia «Dall’Aquagranda al Mose. Un percorso complesso: risultati e prospettive». E la risposta del governo (ma al contrario) non è tardata. Oggi all’anniversario i posti vuoti diranno più di mille parole. Mentre a Firenze il Capo dello Stato Sergio Mattarella ricorderà quel tragico giorno del 1966, alla Fenice che con «Aquagranda» inaugurerà la stagione lirica, ci saranno solo il sottosegretario veneziano all’Economia Pier Paolo Baretta e la sottosegretaria veneta all’Ambiente Barbara Degani.
E dire che solo qualche ora prima a Castelfranco per i funerali di Tina Anselmi ci saranno i presidenti del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini. Ma del resto a più riprese il governo ha avuto modo di mostrare la scarsa attenzione per le sorti della città lagunare, riservando solo briciole nel mini-rifinanziamento della Legge speciale (25 milioni in tre anni). «Il metro e 94 centimetri di quell’indimenticato 4 novembre potenzialmente incombe ancora su Venezia dopo mezzo secolo – ha detto ieri il presidente della Regione Luca Zaia — la stagione del recupero, della salvaguardia e della messa in sicurezza della città storica, delle isole, dei litorali e delle sue aree più deboli, della ricostruzione e del potenziamento delle difese della laguna, avrebbe dovuto essere ben più breve e invece non si è ancora conclusa per colpa della cattiva politica, una stagione contraddistinta da troppi scandali e ruberie, una stagione che le istituzioni hanno il dovere di chiudere portando a termine i progetti iniziati».
Da un mese Venezia si prepara a ricordare quel 4 novembre tra convegni, dibattiti, spettacoli e mostre. Ieri ne sono stati inaugurate tre a partire dal Museo Correr dove tra il modello matematico che simula l’andamento della marea del 1966 con il Mose in funzione e il documentario «Dalla crisi dell’ecosistema all’impegno dello Stato», si raccontano i 50 anni trascorsi. Aprono oggi al pubblico anche quelle organizzate dalla delegazione veneziana del Fai con l’Associazione Piazza San Marco e l’associazione We Are Here Venice (al Negozio Olivetti l’esposizione «Ritorno in Piazza» racconta attraverso le foto di Anna Zemella il rapporto tra piazza San Marco e la marea; nella mostra «Acqua in Piazza» protagoniste sono le installazioni di Eleonora Sovrani, ospitate in quindici negozi) e al Caffè Florian «4 novembre 1966» con le foto di Gianfranco Tagliapietra.
Oggi le celebrazioni ufficiali sono a San Marco, alle 18, con la messa del patriarca Francesco Moraglia e alle 20 la prima dell’opera «Aquagranda» che apre la stagione de La Fenice. «Venezia deve tornare ad essere una città unita — ha detto il sindaco — dopo l’aqua granda Venezia è stata unita e ha ottenuto la legge speciale che da dieci anni non garantisce più fondi». Venezia è una città fragile, dove i costi sono il 30 per cento più alti, per questo Brugnaro, chiede «solidarietà nazionale». Lo dice anche il sottosegretario Baretta che parla dell’esigenza di un progetto «di medio lungo periodo senza steccati politici, con una dimensione collettiva». Ma il sindaco chiede impegni precisi: «Il Comitatone deve riunirsi — dice — il governo ha stabilito 5 milioni per Venezia per quest’anno e 8 per i prossimi due ma non ci sono quei soldi senza Comitatone». E servono interventi anche per il Porto, «senza l’off-shore e con il Mose in funzione — ha ripetuto ancora il sindaco — rischia di non riuscire più ad essere competitivo».
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