Il 4 novembre 1966 rappresenta nella storia della città un punto di non ritorno. Il giorno in cui Venezia si scoprì fragile. Alla fine si contarono 40 miliardi di danni, 300 mila ettari allagati e oltre 42 mila gli sfollati. La legge speciale per Venezia fu frutto di quell’immane tragedia e di un clima sociale e politico che permise alla città di trovare fondi e di mettere in campo interventi per sanare le sue debolezze. Basti pensare al rifacimento totale dei murazzi di Pellestrina, alla ristrutturazione delle cabine di distribuzione dell’elettricità e del telefono, alla riorganizzazione dei sottoservizi, all’adeguamento delle attività commerciali, al sistema di segnalazione delle maree. A cinquant’anni da quel giorno in cui mare e laguna sono diventate insanamente un tutt’uno, dobbiamo agire per confermare scelte e farne di nuove. Salvaguardia e modernità; conservazione e innovazione; tutela e sviluppo non sono antitetici tra loro, ma devono convivere su un progetto di futuro. La Legge speciale rappresenta ancora oggi il riferimento primario. Ma quel clima di emozione collettiva nazionale che le diede vita non è oggi facilmente riproponibile! Dobbiamo, quindi, tenerci cara quella che abbiamo, migliorarla dove serve, ma stabilire delle priorità e assumersi ciascuno le proprie responsabilità. A partire dal distinguere tra i compiti delle Stato, che deve garantire i flussi principali, da quelli degli enti locali e dei territori, perché è necessario che ci siano interventi provenienti non solo dal potere centrale, ma anche da quello territoriale, che può fare appello non esclusivamente a risorse pubbliche, ma anche internazionali e all’imprenditoria locale. La conclusione del Mose e la sua gestione; la centralità della portualità commerciale e passeggeri; la riconversione di Porto Marghera; il ruolo metropolitano di Mestre; la gestione dei flussi turistici e il ripopolamento della città storica e delle sue isole: sono solo alcuni tra i grandi temi ai quali dobbiamo dare risposte. Assumiamo, dunque, tutti insieme questa dimensione dei problemi; facciamolo collettivamente e senza steccati politici, dando vita a un progetto di medio-lungo periodo. Questo ci chiede la città e questo è il modo migliore per trasformare il ricordo di quel giorno in un impegno per il futuro.
di PIER PAOLO BARETTA
Sottosegretario all’Economia e Finanze.
Sottosegretario all’Economia e Finanze.
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