Comunicato stampa
“Abbiamo il dovere di conservare e valorizzare lo straordinario patrimonio immobiliare pubblico italiano, consapevoli anche del suo potenziale per il rilancio economico del paese”. Lo ha detto questa mattina il sottosegretario all’ Economia e Finanze on. Pier Paolo Baretta intervenendo al convegno “La valorizzazione dei beni dello stato”, organizzato a Venezia dall’Istituto Italiano dei Castelli e dall’Ateneo Veneto.
È stata l’occasione per rendere conto della strategia del Governo in materia di valorizzazione del patrimonio pubblico e per assicurare che “abbiamo a cuore questo argomento: gli atti e le decisioni che stiamo prendendo lo testimoniano. In quest’ottica il governo ha preso in mano il dossier con determinazione, cercando di percorrere una doppia direzione: quella delle vendite e quella, parallela, delle concessioni di lungo periodo con valorizzazione del bene. È chiaro infatti che la sola strategia della vendita sarebbe monca – ha continuato il sottosegretario Baretta – non solo per le condizioni sfavorevoli del mercato, ma anche perchè rinuncerebbe all’aspetto fondamentale della valorizzazione. Le concessioni, d’altro canto, devono prevedere una compartecipazione dei progetti, per condivere, discutere, con una progettualità viva”.
Tre, nel dettaglio, i punti su cui si basa la strategia del governo. “Il primo è il federalismo demaniale: i Comuni possono chiedere entro il 30 novembre l’assegnazione di beni a titolo gratuito. Sono circa seicento le domande già pervenute. Il secondo è la disponibilità degli imobili non utilizzati o in via di dismissione da parte della Difesa: un risultato reso possibile dall’avvio di una nuova fase di collaborazione tra Ministeri. È aperto anche un confronto con il Ministero dei beni culturali. Infine, il demanio marittimo, su cui c’è una polemica strumentale e sbagliata, perchè è evidente che spiagge e arenili non sono vendibili, ma nulla vieta che si possa aprire un ragionamento, protagonisti gli Enti locali, su altri elementi non strategici”.
Non esiste però solo il patrimonio pubblico: “Noi pensiamo di avere doveri sul patrimonio privato, su cui esistono problemi di conservazione rilevanti. Forse si potrebbe pensare a un diverso approccio fiscale, insieme a un rapporto più stretto con le Sovrintendenze e gli operatori del settore”.
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