“Vi è infine una domanda, tutta politica, che ci dobbiamo fare: perché un’intesa, come quella descritta, che, con i limiti inevitabili di ogni riforma, rappresenta indubbiamente un passo notevole in avanti – come tutti, anche i più critici, hanno dichiarato – e che consentirebbe di rendere irreversibile un approccio nuovo, socialmente responsabile, di un settore così esposto ai rischi per la salute pubblica e la legalità, viene osteggiata al punto di preferire che fallisca, con la conseguenza di lasciare tutto com’è oggi, nella insoddisfazione generale? Mentre cerchiamo una risposta, vorremmo evitare che, come è, per troppo tempo successo nel settore del gioco, stessimo, tra polemiche e buone intenzioni, senza far niente; in questo caso sì a beneficio esclusivo delle molte lobbies che … giocano sul gioco”.
Si chiude con una domanda la lettera aperta inviata dal sottosegretario Pier Paolo Baretta al quotidiano Il Dubbio. Sabato scorso, infatti, il giornale diretto da Piero Sansonetti aveva pubblicato un articolo a firma di Astolfo Di Amato, dal titolo “Il gioco d’azzardo, l’antipolitica e la credibilità della politica pubblica”, sulla proposta di riordino del settore giochi presentata giovedì scorso in Conferenza unificata dal Governo. A quel commento Baretta ha voluto replicare per spiegare non solo il merito della proposta governativa, ma anche il metodo seguito nel complesso iter di elaborazione della riforma che ha coinvolto Regioni, enti locali e mondo dell’associazionismo laico e cattolico.
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