Di seguito l’intervista della Nuova Venezia al sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta sulle banche venete.
Sottosegretario Baretta, la Commissione europea ha chiesto che i privati sottoscrivano 1 miliardo di euro nel risanamento di Veneto Banca e Popolare di Vicenza: c’è il rischio di far fallire tutto?
«Il governo è pronto ad intervenire nella ricapitalizzazione: abbiamo deciso di assegnare 6 miliardi a Mps e altri cinque o quanti ne serviranno alle due popolari venete per evitare il loro fallimento. Anche i risparmiatori hanno fatto la loro parte perché hanno aderito con più del 70% alle transazioni di rimborso: ora si pone un tema legato ai contributi dei privati. Io penso che l’imprenditoria veneta debba fare la sua parte. Mi rivolgo a Confindustria e alle associazioni di categoria: nel Nordest le risorse ci sono e quindi tutti debbono dare una mano. Si tratta solo di percorrere l’ultimo miglio».
Il suo appello è rivolto all’associazione Grandi Soci di Veneto Banca guidata da Matteo Cavalcante?
«Non solo a loro, il mio appello è rivolto a tutta la classe imprenditoriale. Anche il presidente del Veneto Luca Zaia più volte ha lanciato appelli alla collaborazione per salvare due istituti di credito fondamentali per l’economia della regione. Spero che l’appello non cada nel vuoto. Se noi ci presentiamo a Bruxelles con il governo disponibile, Atlante che ha già fatto la sua parte, i risparmiatori con le loro adesioni e si mette a fuoco l’intervento dei privati, penso si possa partire da una posizione di forza».
Come mai l’Ue ha cambiato rotta?
«E’ da mesi che invito alla prudenza. Le Ue vuole ridurre il peso del contributo pubblico perché si tratta di risorse che arrivano dalla fiscalità generale e il mondo bancario con Atlante ha già erogato 2 miliardi nella prima fase: ora noi chiamiamo all’appello la finanza. Nell’incontro tenuto in consiglio regionale, l’altro giorno, ho trovato grande condivisione nelle analisi. So che la giunta veneta sostiene l’ipotesi della fusione delle due popolari da cui far nascere un nuovo istituto al servizio dell’economia locale. Quindi bisogna agire di conseguenza, con atti concreti. E non inciampare nell’ultimo miglio della trattativa con l’Europa, nel giro di poche settimane potremo sbloccare la situazione e uscire dalla crisi».
Lei resta ottimista?
«Il governo è pronto a garantire il capitale pubblico per salvare le due popolari e se guardiamo ai fondi d’investimento italiani e internazionali e alla qualità dell’imprenditoria veneta l’ottimismo ha solide radici. Ritengo che le risorse ci siano: basta osservare le dimensioni dell’operazione Atlantia-Abertis».
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