Si è svolta questo pomeriggio a Marghera la seduta del consiglio di municipalità per discutere dell’impegno del Governo per il futuro di Porto Marghera. Al consiglio ha preso parte il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.
I lavori sono iniziati con una introduzione del Presidente di Municipalità, Gianfranco Bettin, che ha presentato i grandi temi che riguardano il futuro di Marghera. Successivamente, dopo un dibattito ricco di proposte, ha preso la parola Pier Paolo Baretta. “Dobbiamo pensare in grande, dobbiamo avere una visione – ha esordito il sottosegretario –. Marghera ha una forza, richiama una storia che emotivamente coinvolge tutti coloro che credono nell’industria. Dobbiamo però evitare di rassegnarci al degrado. Marghera è certo ridimensionata, ma è viva; grandi imprese importanti come Eni e Fincantieri ed un tessuto di medie e piccole collegate alla logistica, alla manutenzione. Marghera, peró, va considerata dentro al contesto del territorio veneziano. Infatti, viviamo la singolarità di tre città contigue: Venezia isola, la cosiddetta città storica, Mestre e Marghera. Queste tre entità attualmente vengono considerate come separate; questa percezione va modificata. Serve un progetto unitario”.
“Nello specifico, sono tre i problemi che vanno affrontati – ha proseguito –: la rigenerazione, il rilancio e lo sviluppo. Serve innanzitutto un progetto urbanistico in senso lato: Forte Marghera, l’Università, il Vega vanno concepiti come un blocco unico”.
“In secondo luogo – ha aggiunto il sottosegretario –, siamo sicuri che la prima zona abbia soltanto una vocazione industriale di tipo classico o non possa assumere, fortemente rigenerata, una vocazione ambientale o turistica? Io penso che sia possibile; tant’è che io propongo che il porto crociere delle grandi navi si faccia in prima zona. La seconda zona, invece, va dedicata alla portualità e allo sviluppo industriale”.
“Bisogna, dunque, pensare agli strumenti: di recente ho appoggiato la proposta del Sindaco Brugnaro di chiedere il Comitatone: penso che questo strumento abbia la forza di mettere sul tavolo le questioni cruciali. C’è stata, ad un certo punto, l’idea di chiedere una nuova legge speciale; ma poi mi sono convinto che è meglio tenerci quella che abbiamo. Ritengo, infatti, che in questo momento non ci sia il clima ideale per richiederla”.
“Quanto alle risorse – ha proseguito – va trovato un equilibrio tra pubblico e privato. Non mancano risorse pubbliche per le infrastrutture, l’industria 4.0, il recupero ambientale; sono tuttavia spezzettate, ma la legge speciale potrebbe riunirle. In quest’ottica si inserisce il rapporto con i privati: le bonifiche vanno fatte, ma si fanno se c’è un piano”.
“L’ultima considerazione – ha concluso – è di tipo politico: o siamo in grado, come comunità veneziana (politica, istituzionale, culturale) di presentarci uniti a Roma, altrimenti il tasso di realizzabilità dei progetti è destinato a diminuire vertiginosamente”.
Scrivi un commento