Una festa per gli ottant’anni di Pierre Carniti, una manifestazione privata organizzata dal suo sindacato, la Cisl, per condividere ricordi, prospettive, idee. A partire da quella che tanto scalpore e clamore aveva suscitato negli anni Settanta: dividere il lavoro per lavorare tutti.
Pierre Carniti parla davanti a una sala appassionata ed emozionata allo stesso tempo, che ascolta in religioso silenzio la voce a tratti rauca del “ragazzo terribile”. Sul palco per presentare il libro che la confederazione gli ha dedicato – “Pensiero, azione, autonomia” a cura di Edizioni Lavoro (con la collaborazione de l’Astrolabio Sociale) – ci sono Raffaele Morese, l’amico Romano Prodi, la segretaria nazionale della Cisl Anna Maria Furlan e il docente universitario Leonardo Becchetti. In sala, seduti nelle prime file, uomini e donne che insieme a lui costruirono e furono protagonisti e spettatori di una lunga stagione di unità sindacale, a partire dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal sottosegretario Pier Paolo Baretta.
“Un uomo – ricorda Massimo Mascini in un articolo per Il diario del lavoro – con una capacità immensa di infiammare i cuori. Fu uno delle anime vincenti nell’autunno caldo del 1969, quando il sindacato cambiò pelle, ma era già stato l’artefice del primo grande cambiamento del sindacato italiano, quando, all’inizio degli anni Sessanta, alla guida dei metalmeccanici della Cisl di Milano, riuscì prima a far accettare agli industriali il principio della contrattazione integrativa in azienda e poi a far partire l’unità sindacale che visse negli anni seguenti delle fasi tra le più dinamiche”.
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