Commissione d’inchiesta sulla crisi delle banche venete: parte la raccolta di firme del coordinamento Don Torta che vuole chiarezza sui motivi del crac che ha bruciato più di 10 miliardi di risparmi investiti nella azioni di Popolare Vicenza e Veneto Banca e sulle responsabilità. Destinatari delle firme: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Matteo Renzi passando per Pietro Grasso (Senato) e Laura Boldrini (Camera) e tutti i parlamentari. Insomma, un’azione di pressione in grande stile che coinvolge in pieno il governo.
Sottosegretario Pier Paolo Baretta, perché i tavoli di conciliazione e la commissione d’inchiesta non sono ancora partiti?
«Le banche che hanno creato i problemi ai soci devono porvi rimedio e aprire un dialogo arrivando se è il caso a transazioni. L’azione di responsabilità mi sembra poi obbligata e doverosa. Sulla commissione d’inchiesta, in Senato giacciono molte proposte di legge, più o meno una per gruppo: sarebbe opportuno che ve ne fosse una sola, non c’è motivo di litigare su queste cose. Il governo ha detto da tempo che non è contrario, il Parlamento si è un po’ fermato. Se lo vuole possiamo anche trovare una quadratura del cerchio».
Nel frattempo servono garanzie per le imprese che si trovano con le azioni azzerate e i prestiti “scoperti”.
«Noi siamo lavorando a un sistema di garanzie più ampio che riguarda a tutto il sistema bancario. Già è stato importante che le due banche venete non fallissero grazie all’intervento di Atlante, che noi abbiamo favorito. Mi ha stupito che non vi sia stata nessuna partecipazione veneta all’aumento di capitale».
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