Separazione di Venezia e Mestre, Baretta: “È un non senso, il loro destino è unico” (NUOVA VENEZIA)

VENEZIA. Un primo confronto c’è stato martedì sera, un altro ci sarà lunedì in vista del consiglio comunale di giovedì quando il parere negativo della giunta Brugnaro al referendum per la separazione andrà al voto di Ca’ Farsetti. E nel Pd veneziano si torna a discutere di separazione e lo storico dissenso alla divisione tra Mestre e Venezia stavolta vacilla anche se la maggioranza del partito pare nettamente contraria alla divisione: il senatore Felice Casson, ex candidato sindaco, e Davide Zoggia, deputato Dem, hanno aperto un varco nel dibattito interno. Ma tanti altri non fanno passi indietro.

Il fronte del “no”. Per il no è fermamente schierato il deputato Michele Mognato che provoca il confronto. «Mi dimostrino l’utilità del dividere. Ridurremo l’impatto del turismo, avremo meno grandi navi, salveremo Murano?. Faremo tornare la residenza in centro storico? La risposta è no». Contrario anche Nicola Pellicani che concorda con Brugnaro sul fatto che la consultazione referendaria contrasta la legge Delrio, istitutiva della città metropolitana.
«Vedremo gli emendamenti ma sono per votare la delibera Brugnaro. L’errore del sindaco è evidente: l’aver svuotato l’autonomia delle Municipalità. Anche l’ufficio legislativo della Regione non potrà non riconfermare il parere che aveva già espresso. E il Consiglio metropolitano e la Conferenza metropolitana hanno approvato lo statuto della Città Metropolitana che all’articolo 10 subordina l’elezione diretta del sindaco a condizione che non sia necessario articolare il territorio del Comune di Venezia in più Comuni».

Netto il dissenso anche del sottosegretario all’economia del governo Renzi, Pier Paolo Baretta: «La separazione è un non senso. Oggi, con la Città metropolitana, pensare che il capoluogo si divida in due comuni è illogico. Il destino di Venezia e Mestre è unico con le loro specificità: Venezia proiettata nel mondo mentre Mestre può ambire ad essere capoluogo della città metropolitana e del Veneto. Che queste due specificità portino a due amministrazioni separate è il contrario di quel che serve. Non ci sono spazi per ripensamenti o soluzioni diverse. E Roma non ha proprio in mente la separazione», precisa il sottosegretario. Sullo stop alla consultazione dice: «Bisogna pensarci bene perché i cittadini hanno il diritto di dire la loro ma occorre anche evitare che questa diventi una storia infinita mentre è oggettivamente chiusa»
E mette in guardia chi pensa che con due Comuni, il centrosinistra torni a governare. «Se la logica della separazione corrispondesse a manovre elettorali sarebbe un pensiero completamente sbagliato, con due sindaci non siamo elettoralmente tranquilli».

Contro la separazione anche il deputato Andrea Martella: «È del tutto anacronistica. Serve invece fare davvero la città metropolitana, conferendole più poteri come sto facendo con le mie proposte di legge».

E il presidente di Venezia, Giovanni Andrea Martini: «Con la divisione da Mestre, Venezia rischia di trasformarsi davvero in un museo. Ma sono per l’espressione del parere dei cittadini». Per il no il presidente di Zelarino, Gianluca Trabucco «il no va sostenuto da un grande progetto di rilancio dei Municipi, attraverso la legge Delrio come ha fatto Milano». La segretaria comunale Maria Teresa Menotto, al suo primo discorso al partito, ha invitato tutti ad opporsi con un grande rilancio delle Municipalità. «Ci stiamo confrontando ed emergono anime diverse come sempre è stato in un partito ampio e composito. Arriveremo alla sintesi ma siamo solo all’inizio».

Il fronte del sì. I favorevoli comunque ci sono anche se molti al momento non si sbilanciano. Separatista è il presidente della Municipalità di Mestre Vincenzo Conte. «Lo penso fin dal 1979, quando ero consigliere di quartiere socialista. Perché Venezia e Mestre sono città importanti, complementari, costrette ad unirsi con un sopruso e con problemi ben diversi«. Voglie separatiste si fanno avanti anche a Lido e Pellestrina, amministrate da Danny Carella. In terraferma il partito si divide tra unionisti ed equilibristi.
Incerti. Si interroga il capogruppo in Comune, Andrea Ferrazzi:

«La questione va valutata dal punto di vista della convenienza ma va garantita la democrazia diretta, con la possibilità di lasciare ai cittadini la possibilità di esprimersi. Il problema è che con la città metropolitana al nulla di fatto si alimentano desideri di divisione».

2016-06-03T13:27:42+02:00 3 Giugno 2016|News, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

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