La legge di Stabilità 2016 è incentrata sulla ripresa economica e sulla crescita. E, come tale, avrà effetti importanti su una regione ad alto tasso di imprenditorialità come il Veneto».
Sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, quali sono le principali misure in tal senso?
«Innanzitutto il super-ammortamento del 140% per gli acquisti dei macchinari, che mira ad incentivare gli investimenti produttivi. Poi la conferma degli sgravi contributivi per chi assume un dipendente a tempo indeterminato o stabilizza un contratto precario, anche se come annunciato dal primo gennaio scenderanno al 40%. Infine, il bonus del 10% per la parte del salario aziendale che viene reinvestito nel welfare aziendale, una misura ispirata al modello Luxottica».
Per l’edilizia, oramai in crisi cronica, c’è qualcosa?
«Vengono prorogati per un altro anno gli incentivi del 50% sulle ristrutturazioni e le detrazioni salgono al 65% se si tratta di interventi per il risparmio energetico. Poi c’è il “bonus mobili” per le giovani coppie, fino a 16 mila euro. E poi scusi, non scordiamo la novità principale…»
Quale?
«L’eliminazione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa, che si farà sentire eccome in una regione come la nostra, dove i proprietari sono fortunatamente moltissimi. E spariranno pure l’imu agricola e quella sui macchinari imbullonati».
È vero che finalmente allenterete la stretta del Patto di stabilità?
«Sì. Ci sarà uno stanziamento di 500 milioni per l’edilizia scolastica e saranno sbloccati gli avanzi di bilancio dotati di copertura, il che significa che anche la Regione potrà utilizzare in parte, non tutto, il miliardo che ha fermo in tesoreria. Su input di Anci Veneto, a gennaio ci incontreremo poi con i Comuni per vedere come sia possibile liberare anche gli avanzi cumulati negli anni passati. Su questo c’è un impegno preciso del governo. In tema di investimenti ricorderei anche che il Veneto è coinvolto nella costruzione di due delle quattro grandi piste ciclabili nazionali, la Torino-Venezia e la Verona-Firenze. I lavori, già finanziati con 17 milioni nel 2016 e 37 all’anno per il 2017 e il 2018, devono solo partire. Infine, rinviamo di un anno il pareggio di bilancio, il che credo rasserenerà molti».
Per i Comuni colpiti dal tornado ci sono risorse?
«I privati potranno accedere per la prima volta ad un fondo speciale per le emergenze finanziato con 150 milioni. Ci sono pure 190 milioni per il terremoto del 2012 in Emilia, che in minima parte riguardano il Polesine».
Capitolo Venezia.
«Per la manutenzione di Venezia, Chioggia e il Cavallino ci sono 65 milioni: 5 nel 2016 e 10 all’anno fino al 2022».
Ma non avete risolto il problema degli sgravi vietati dall’Ue, che ora le imprese veneziane devono restituire con interessi mostruosi.
«È un problema molto serio, perché in ballo c’è un vincolo comunitario. Quel che può fare il governo, e lo farà, è mettere mano alla legge italiana sul calcolo degli interessi, tema su cui l’Ue non interviene. Dipende soltanto da noi».
Avete previsto interventi sulla sicurezza, tema sempre caldo a queste latitudini?
«Dunque, 500 milioni saranno utilizzati per il risanamento delle periferie, poi, all’interno di un budget complessivo di 2 miliardi ci sono 500 milioni per le operazioni di sicurezza e 50 milioni per le strumentazioni delle forze dell’ordine».
Con l’anno nuovo il governo pensa di intervenire anche sul riassetto in atto nel nostro sistema bancario, magari con quel ruolo di regista chiesto dal governatore Luca Zaia?
«Siamo pronti a fare la nostra parte a condizione che i soggetti coinvolti siano propensi alla condivisione e facciano un’esplicita dichiarazione in tal senso. Non vogliamo procedere con imposizioni. Prima Veneto Banca e Popolare di Vicenza completeranno la loro transizione e prima si potrà iniziare a discutere il ridisegno del sistema finanziario del Veneto, ridisegno che deve coinvolgere anche le Bcc e le fondazioni».
Sempre Zaia ha detto che il 2016 sarà l’anno del referendum autonomista. Vi preoccupa?
«Il Veneto vive l’anomalia d’essere l’unica regione d’Italia a statuto ordinario stretta tra due regioni a statuto speciale. Vedo due strade possibili: un rafforzamento delle competenze che prenda le mosse da questa specificità ed un incremento dell’interscambio economico col Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. Il tutto, però, deve avvenire con un negoziato aperto e trasparente con lo Stato, non a colpi di referendum».
Marco Bonet
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