MESTRE Chiedi all’oste se il vino è buono e sai già che non potrà che dirti di sì. Suona un po’ così, con i dovuti distinguo, la notizia che il Governo abbia preso in considerazione uno studio della Cgia di Mestre per «escludere una correlazione diretta tra uso del contante ed evasone fiscale», non fosse altro perché quando si parla di “nero” i primi a finire sulla graticola sono gli artigiani. Lungi dal ritenere che in qualsiasi modo l’associazione veneziana giustifichi o promuova l’evasione, appare quanto meno strano che il Governo per la consulenza non si sia affidato alla Banca d’Italia. Per quanto siano noti e autorevoli, è pur vero che gli studi della Cgia sono in qualche modo ascrivibili agli interessi di una precisa categoria. Il riferimento allo studio della Cgia compare nella relazione illustrativa alla Legge di Stabilità, in queste ore al vaglio del Presidente della Repubblica. Al documento il Governo si è riferito per «escludere una correlazione diretta tra uso del contante ed evasione fiscale» nell’ambito della norma che alza la soglia dell’uso del contante a 3 mila euro. Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta minimizza: «Non è richiesto né il parere della Banca d’Italia né di nessun altro per modificare la soglia del contante e se un riferimento allo studio della Cgia è stato inserito, è solo perché valutato come tanti altri e non perché su di esso si è basata la scelta del Governo. A me risulta comunque che l’unico riferimento sia al dato sulla massa monetaria complessiva circolata nel 2014, calcolata dall’associazione in 164,5 miliardi». Il responsabile dell’Ufficio Studi della Cgia Paolo Zabeo rivela: «Lo studio è stato richiesto da diversi parlamentari della commissione Finanza e ha convinto il ministro dell’Economia, non perché arriva dalla Cgia, ma perché riporta dati oggettivi». Lo studio presenta un confronto nei paesi dell’Ue fra limite imposto alla soglia dell’uso del contante e percentuale di economia sommersa rispetto al Pil. «Emerge» sottolinea Zabeo, «che non vi è alcuna correlazione, ci sono infatti paesi senza alcun limite al contante dove l’evasione è molto bassa. In Italia negli ultimi 15 anni il limite è passato da 12.500 a mille euro e l’evasione sull’Iva è aumentata. Da un punto di vista strettamente economico, aumentare il contante imprime maggiore velocità alla circolazione di moneta con l’effetto di aumentare i consumi, l’inflazione e quindi i salari, innescando un meccanismo virtuoso».
Elena Livieri
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