VENEZIA «Se mi trovassi in condizioni di gravi difficoltà venderei anche io i miei quadri. A Mirano non ho certo un Klimt o uno Chagall, ma il senso del discorso non cambia: se a Venezia verrà concessa una deroga per alienare le sue opere, la stessa possibilità dovrà essere estesa a tutti i Comuni».
Maria Rosa Pavanello, presidente di Anci Veneto e sindaco di Mirano, chiede che per il «caso Venezia» si applichi un principio di equità. L’associazione dei Comuni non ha una posizione ufficiale sulle richieste del sindaco Luigi Brugnaro ai parlamentari veneziani e al governo di misure (e per cui ha già presentato una richiesta ufficiale per il governo) straordinarie per Venezia, che tengano conto della sua specificità e dei maggiori costi che la città affronta rispetto alle altre. Ma la cautela con cui parla la presidente dice molto sulla «freddezza» dell’Anci rispetto al «caso» Venezia. Sì, il capoluogo lagunare ha costi diversi e sì, rispetto alle altre realtà ha esigenze diverse. Costi ed esigenze che, però, a questo punto vanno certificate.
«E’ chiaro che Venezia costa di più delle altre città – continua Pavanello – ma ci dicano quanto, decidano quali sono queste uscite, certifichino quanto si spende per la manutenzione e per i servizi che esulano dai costi standard. Solo partendo da questo si può affrontare il nodo delle misure extra». Un concetto molto simile a quello esposto nei mesi scorsi dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, che ha più volte sottolineato che prima di ottenere qualunque concessione, Venezia deve presentare un piano di rientro. In altre parole, serve dimostrare che se anche Venezia ha delle evidenti uscite in più per manutenzione e servizi (intorno al 30 per cento) è però in regola con il resto dei costi standard. E’ quello a cui sta lavorando il sindaco che sta preparando un dossier da inviare a Roma. Ad occuparsene potrebbe essere Sose spa, il centro studi di soluzioni per il sistema economico (dove lavora anche il segretario metropolitano del Pd Marco Stradiotto) il cui amministratore delegato è il neo presidente della Fondazione di Venezia, Giampietro Brunello.
Intanto nel mondo della cultura gira la voce che potrebbe essere lo Stato ad acquistare i quadri di Venezia. Un aiuto alla città sotto forma di investimento culturale. Esempi simili non ce ne sono. Nessun sindaco di Venezia ha mai venduto un’opera d’arte mobile, semmai è sempre stato il contrario: per esempio quand’era assessore alla cultura Domenico Crivellari, a inizio anni Ottanta, il Comune con i soldi della Legge speciale comprò un Canaletto perché tornasse a Venezia. «In questi giorni siamo concentrati sulla legge di stabilità e, almeno per quanto mi riguarda, non ho avuto modo di occuparmi della questione dei quadri di Venezia. Quello che penso io è che sarebbe bene restassero in ambito pubblico», dice il sottosegretario Baretta.
Un appuntamento clou per parlarne sarà quello di venerdì 16 a Venezia, quando in laguna arriverà Matteo Renzi per un summit internazionale a palazzo Ducale sull’innalzamento delle acque. In quell’occasione il sindaco cercherà di parlargli anche delle altre ipotesi sul tappeto, dalla deroga al Patto di stabilità alla tassa sui croceristi. «Siamo impegnati nel ridurre le tasse in questo momento – continua Baretta – l’imposta sulle crociere le aumenterebbe. Nella prima stesura della legge di stabilità non ci sarà, ma avremo tempo per approfondire la questione con i sindaci che la richiedono».
Il Comune di Venezia non è infatti l’unico (Civitavecchia ha fatto altrettanto), tanto che è stata inserita tra le richieste dell’Anci nazionale.
Davide Tamiello
Gloria Bertasi
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